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“Persepolis” è il racconto a fumetti dell’infanzia dell’autrice, Marjane Satrapi, cresciuta in Iran nel difficile periodo di transizione fra la rivoluzione islamica e la guerra del golfo.
L’opera mi ha colpito moltissimo, perchè i disegni ed i testi sono semplici, schematici, ridotti al minimo, e nonostante questo (o proprio grazie a questo?) hanno una forte, fortissima carica emotiva.
Una curva più o meno accentuata sul tratto di una bocca, nell’inclinazione dello sguardo, in un’occhiaia o in un paio di labbra a “cuoricino” esprimono un bagaglio intero di emozioni, di stati d’animo, o aiutano a riconoscere persone ed identità in momenti in cui tutte le protagoniste portano il velo.
E’ facile commuoversi e capire il vissuto di questa ragazzina, persino emozionarsi nel vederla crescere e cambiare fisionomia e pensiero, nonostante i fatti siano sempre raccontati in modo piuttosto asciutto, quasi distaccato.
Mi è servito anche per conoscere qualcosa di più su quella che una volta era la Persia, e oggi è un paese con un passato prossimo, un presente ed un futuro molto incerti.
Consigliatissimo.
L’opera è stata pubblicata in diverse edizioni e in due o quattro volumi, ma la versione più comoda è quella che pubblicò La Repubblica nella serie “i classici del fumetto”, con la serie completa.
Nel 2007 è uscito un film di animazione (scheda su IMDB) che, a giudicare dalle immagini, ha mantenuto lo stesso stile, anche se passando dal bianco O nero al “bianco e nero”. Sembra interessante.