Alone


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Non nel senso del termine inglese “da solo“, ma nel senso di “Alone solare”, o halo, questa mattina nel cielo di Stoccolma.

Alone Solare, 13 Gen 2014

Alone Solare, 13 Gen 2014

Inaugurazione della Tvärbana

Evidentemente l’autunno ben si presta ai post in stile pensionato-ai-lavori-in-corso. Stamattina sono andato a vedere la cerimonia di inaugurazione della Tvärbana, anche questo un progetto di trasporto pubblico su rotaia a cui avevo già accennato in precedenza.

Questa estensione di una delle diverse tramvie della città ha sempre sfiorato la mia vita qui a Stoccolma. I lavori sono partiti poco dopo il mio arrivo in Svezia, e la vecchia sede della ditta per cui lavoro era di fianco a uno dei cantieri, in Johannesfredsvägen. Ho camminato molte volte lungo il percorso in costruzione, che passa sotto al Mornington Hotel dove passai la prima notte da emigrante e la notte prima del colloquio, ed osservato costruire il ponte che divideva la mia sponda del lago da quella su cui abitavano Davide e Giusi. Il tracciato poi affianca il percorso che percorrevo in autobus per andare al lavoro, quando abitavo vicino al Solna Centrum.

Dai primi paletti piantati nel terreno, quindi, fino ad oggi, si è conclusa una piccola trasformazione di quella che ora è la mia città. Oggi nella piazza di Sundbyberg c’è stata una piccola festicciola, un palco su cui intervistavano vecchi conducenti d’autobus in pensione che raccontano come fosse diverso ai tempi, la banda di una scuola che suona Thriller con fiati e violini, e distribuzione di palloncini, caffè e biscotti. Erano esposti due vecchi mezzi degli anni 50, per gentile concessione dello Spårvägsmuseet, una carrozza della Nockebybana e una carrozza spazzaneve. Il tono era un po più di messo dell’evento della Citybana, e la maggior parte dei partecipanti erano bambini e pensionati (e il sottoscritto, che si sentiva entrambi, a tratti alterni).

Alle 13:00 le nuove carrozze sono arrivate, e sono iniziati i primi giri aperti al pubblico. Il tracciato parte dalla stazione di Alvik, passa in un tunnel sotto la collina Traneberg, passa sopra il braccio di lago di Ulvsunda, prosegue verso l’aeroporto di Bromma, sale su a Sundbyberg per passare accanto ai suoi nuovi futuristici palazzi, poi attraversa il Solna Business Park per arrivare all’ormai demolito stadio di Frosunda vicino al Solna Centrum. Li l’ultima tratta è ancora in costruzione, e arriverà a Solna Station, collegando così due tratte del Pendeltåg e le tre linee della metropolitana.

A quanto pare la Tvärbana continuerà a correre parallela alla mia vita qui, perchè un nuovo tratto in progetto, chiamato Kistagrenen, passerà sotto casa mia a Rissne, fino ad arrivare al quartiere periferico di Kista, con i suoi uffici e grattacieli.

Album fotografico su Flickr

A spasso per Tensta, Akalla, Husby

È passata circa una settimana dalla cosiddetta rivolta di Husby. In questi giorni in molti quartieri si sono organizzato comitati spontanei di pattugliamento. Alla fermata della Tunnelbana vicino a casa mia si esortavano i genitori a trovarsi e a stare in giro dalle 20 a mezzanotte per “fare in modo che il nostro rimanga un vicinato sicuro”. Qualche giorno di pioggia poi ha raffreddato gli animi, e l’impressione è che più che davanti a una rivoluzione culturale ci si fosse trovati davanti a un’ondata di teppismo data dall’euforia.

Come scrivevo, niente fronteggiamento di eserciti, ma ragazzi che approfittano del buio e del senso di impunità per annunciare al mondo la loro esistenza.

Ma questa è solo la mia opinione. Un pensiero, o una foto su un giornale, pur se veritieri, possono dare un’immagine abbastanza distorta. Una volta durante la Missione Arcobaleno in Albania il nostro turno di volontari è andato a cena in un ristorante per salutarsi e per dare il cambio al nuovo turno arrivato dall’Italia. Durante la cena abbiamo sentito quello che sembrava uno sparo venire da qualche parte fuori dal ristorante, ci siamo guardati tutti, poi non è successo più nulla e abbiamo ricominciato a mangiare. Con noi al tavolo c’era un inviato della Gazzetta di Modena, che il giorno dopo titolò “Volontari modenesi coinvolti in una sparatoria”. Tecnicamente corretto, ma con un punto di vista piuttosto… stretto.

Così ho deciso di fare una passeggiata per tre quartieri che sono molto vicini a casa mia ma che non avevo mai visitato: Tensta, il ghetto che più ghetto non si può, Akalla, il capolinea della linea blu di non eccezionale nomea, e Husby, teatro appunto della rivolta. Volevo fare in modo che fosse la macchina fotografica a parlare, per cui ho fatto più panoramiche possibile: tolgono un po’ al dettaglio, ma rendono l’ambiente in cui sono scattate. Più sotto trovate una mappa ed un link alla galleria di immagini, con qualche commento. Noterete che ci sono poche persone, in realtà ho fatto foto con il cellulare nel modo più discreto possibile e ho approfittato di momenti in cui non passava nessuno. Con il proseguire della passeggiata ho acquistato disinvoltura, anche perchè passeggiare guardando nello schermo di un cellulare è quasi più frequente e normale di passeggiare normalmente 🙂

L’impatto con Tensta è stato forte: avendo la “coda di paglia” mi sembrava che mi guardassero tutti, mentre invece si facevano tutti allegramente i fatti propri. Colpisce che la lingua di sottofondo sia l’arabo, e che i vestiti siano diversi (molte tute da ginnastica e veli), colpisce vedere la gente seduta sui gradini a parlare come potrebbe essere in una (vecchia) piazza di paese italiana. Le bancarelle vendono frutta e verdura più bella e varia di quanto si trovi nei supermercati in città, e il clima è allegro o comunque indaffarato. Non è molto diverso da Rinkeby o da Rissne, se non forse per un’architettura più datata delle case, e qualche sbarra alle finestre del piano terra. Di solito il posto più “degradato” è l’uscita della metropolitana, ma qui niente da dire. Decido allora di lasciare la strada principale e di infilarmi nei quartieri residenziali, ma anche qui vedo effettivamente un sacco di verde, giochi per bambini, passeggiate pedonali e piste ciclabili, tutto pulito. Non c’é traccia di violenza, se non in un manifesto che invita gli abitanti a riunirsi e parlare di quello che è successo.

Rimango quasi deluso, perchè il mio cipiglio da “inviato sul fronte” e i miei timori si stanno rivelando decisamente infondati. Devo dire che qui in Svezia (o perlomeno a Stoccolma, non ho esperienza altrove) è molto popolare la “Teoria delle finestre rotte“. Ogni segno di degrado viene rimosso appena possibile, in modo da non incoraggiarne altri. In teoria lo sforzo necessario è minore rispetto a “ripulire” una volta ogni tanto, ma non riesco a calcolare quali possano essere i costi reali. Un esempio è la metropolitana, in cui è quasi impossibile vedere treni graffitati, perchè vengono costantemente messi fuori servizio e ripuliti. Così a spasso per Tensta non dico niente macchine incendiate, ma niente graffiti. L’unico (graziato?) è una bella margherita con scritto “m’ama non m’ama”.

Sento un grosso vociare e suoni amplificati, vado a vedere che succede, e mi ritrovo in mezzo a una festa organizzata dalla scuola. Gli edifici sono belli e l’aria è festosa, ma non è facile indovinare che si tratti di cittadini svedesi.

Attraverso i cortili della scuola e mi dirigo verso Husby, deciso a trovare un posto sufficentemente degradato per il mio reportage. Vedo svettare in alto una torre dell’acqua di cemento. Un sentierino passa fra gli alberi e si intravede una rete abbattuta. Subito mi vengono alla mente depositi di immondizia, odore d’urina, graffiti, e resti di chissà cosa o chi. Mi inerpico e trovo cemento lindo, ghiaia pettinata, prato rasato e qualche panchina panoramica. A est di Tensta passa la superstrada E18, al di là della quale c’è un’enorme area verde. All’orizzonte svettano i grattacieli di Kista, la Silicon Valley de noartri de Stoccolma, e i palazzoni di Akalla e Husby. Dovrò attraversare autostrada e campi incolti per raggiungerli.

Mentre raggiungo un ponte pedonale, attraverso un campo da calcio e, in un piccolo parcheggio, vedo finalmente (?) la prova che qualcosa sia successo davvero: una macchia di bruciato sull’erba e una nel parcheggio, ma rottami e residui sono stati portati via, e l’immagine di una bravata fatta in un posto isolato prende sempre più piede rispetto alla Rivoluzione. Proseguo, attraversando il ponte, e arrivo in mezzo a un vero e proprio parco. C’è una fattoria di legno rosso e bianco con mucche (rosse e bianche) al pascolo, e un cartello turistico. Imbocco una strada ghiaiata e mi ritrovo … in un campo di Freesbee-Golf. Ovvero, una variante del Golf in cui si deve far arrivare un freesbee in “buca” con meno tiri possibili.

Niente è recintato, ma non ci sono cartacce, rifiuti, nemmeno una lattina. Attraverso il campo e mi inerpico su una collinetta, dalla quale posso osservare i quartieri circostanti. Un barbecue panoramico e una panchina colorata con le bombolette spray suggeriscono serate di ragazzi, ma nulla di particolarmente losco. Scendo dall’altro lato della collina, passo vicino a un laghetto, mi avvicino alle case di Akalla. Passo vicino a uno degli onnipresenti portoni di metallo che si aprono nelle colline di granito, fantasticando di guerra fredda o di depositi di ghiaia. I palazzoni svettano, ormai dovrei essere arrivato.

Aggirato un boschetto, mi ritrovo in una zona di Kolonilott, ovvero la versione locale degli “orti degli anziani”. Casettine, fiori, insalata, zucchine. Bimbi giocano a calcio sotto un traliccio dell’alta tensione. Mi ritrovo un mezzo ad “Akalla By”, ovvero quello che forse un tempo era il nucleo del paesino di Akalla, qualche fattoria e fienile nel classico “rosso falun”, riadattate a parco, laboratori di falegnameria e ceramica, club giardino. Fra tre casette intorno a un cortile fiorito ne spicca una con una bandiera, la bandiera delle biblioteche (?), si chiama “smultron”, fragola di bosco.

Sono quasi piccato, non è decisamente quello che mi aspettavo! Evidentemente ho mancato tutti i posti più brutti, loschi o malfamati. Un viottolo conduce verso i palazzi, andiamo a vedere.

Akalla Centrum consta di palazzi ristrutturati e di una lunga fila di palazzi paralleli come tessere del domino, che si estendono da Akalla a Husby. Alla loro base parchi, parchetti, i classici giochi per bambini e luoghi pubblici, varie scuole, un ambulatorio, un’altra bibioteca, negozi. Si vede che non siamo a Stureplan: i cibi in vetrina sono esotici, i cartelli sono sia in svedese che in arabo, i vestiti non proprio quelli di H&M. Metà dei negozi ha sbarre alle finestre, passano molti veli e caffettani, ma c’è sempre un’aria tranquilla. Provo a immaginarmi le notti di Novembre e non posso dire che sarei felice di passeggiare allo stesso modo, ma mi vengono in mente molti pochi altri posti in cui vorrei passeggiare in una notte di Novembre.

Proseguo verso una strada pedonale/ciclabile verso sud, e finalmente arrivo a Husby. I palazzi sono più alti, separati da strade avvallate ed affiancate da alberi e percorsi pedonali. Ponticelli pedonali uniscono diversi isolati. Mi incammino verso Husby Centrum. Ecco altri segni di violenza. Una pizzeria ha le vetrine infrante, riparate con il nastro adesivo. Pochi clienti sui tavolini all’aperto fumano con gli occhi chiusi verso il sole.

Il centro si sviluppa intorno all’uscita della Tunnelbana, con piccoli cortili circondati di negozi. Anche qui bancarelle di frutta e verdura, c’è un vetro rotto nella stazione della Metro ma un cartello arancione dice che le riparazioni sono già state pianificate. La biblioteca ha avuto la peggio, insieme a un vicino asilo, perchè le vetrine sono crepate. Oltre i vetri e il nastro adesivo operai lavorano per rimettere a posto, un adesivo sulla finestra dell’asilo segnala che il vetro di ricambio è stato ordinato il 20 maggio. Sembra quasi di leggere “scusate il disagio”. Proseguo in mezzo ai condominii, che si affacciano a cortili comuni. Tutti con giochi per bambini, prati curati e nessuna immondizia. La gente passeggia, chiacchiera, sembra conoscersi un po’ tutta. Mai ricevuta un’occhiata di traverso. Una bambina sbuca da un angolo, si accorge di essere sola, e comincia a piangere “mamma, mamma”, dallo steso angolo esce una ragazza col velo intorno al capo che la raccoglie la bacia e mi guarda sorridendo come per dire “i bambini, eh?”.

A questo punto veramente penserete che stia infiorettando e dipingendo tutto rose e fiori, ma vi assicuro che sono rimasto sorpreso io in primo luogo, e che mi sono impegnato per cercare di essere obiettivo il più possibile. Lascio che a parlare sia la macchina fotografica. Mi aggiro per cortili, alcune case sono vecchie, ma vi assicuro che a Modena ho visto di molto, di molto, ma di molto peggio. La stagione poi ci mette del suo, il sole è ancora in cielo, e gli alberi sono tutti verdi e fioriti, e questo da una bella “mano di vernice” al paesaggio.

Finalmente trovo alcuni luoghi che avevo visto sul giornale. Due ombre di auto bruciate sull’asfalto, ed il palazzo simbolo. Lì sotto un furgone è stato dato alle fiamme, e l’angolo dell’edificio è annerito e senza vetri alle finestre. Ma già ci sono pannelli di compensato, e la macchia scura è coperta da una gru e dal ponteggio dei restauri.

Alla fine, sono sceso in metro e sono ritornato a casa. La mia impressione? Non mi sembrano posti terribilmente degradati. Sono contento dove abito io, e non farei a cambio, ovviamente ci sono posti molto più belli, ma tutti mi sembra tranne che l'”Hotel Eroina” di Modena, o certi quartieri di Roma o Milano o Bologna in cui mi sia trovato a passare. Ovviamente questo non toglie ne aggiunge molto al tema dell’immigrazione di cui si parlava anche qui. Una passeggiata è una cosa, avere una vita, un lavoro e una buona situazione familiare è un’altra, ma non credo che guarderò più con sospetto la metro quando, ripartendo dalla mia fermata, si inoltra verso nord in un’angolo mentale di mappa che fino a ieri riportava “hic sunt leones“.

Osserva le foto nella cartina cliccando qui o nell’album di Flickr cliccando sull’immagine qui sotto:

2013-05-30 Tensta-Akalla-Husby

Il set di foto su Flickr

Fjärilshuset

All’interno dell’Hagaparken, uno dei parchi pubblici di Stoccolma, c’è una piccola serra che si chiama Fjärilshuset, la casa delle farfalle. Anche durante i gelidi inverni (o le gelide primavere, come questa), al suo interno c’è un clima caldo umido e tropicale, dove vivono piante e pesci, ma soprattutto farfalle di tutti i tipi e dimensioni. Le farfalle svolazzano libere per la serra, e si possono osservare e fotografare da vicino. Ecco alcune foto che ho scattato oggi:

Fjärilshuset

Linköping

Lo scorso fine settimana sono stato ospite di Balorso e Zarinaia nella cittadina di Linköping, dopo aver promesso una visita ed essermi fatto desiderare per mesi! Tutte le curiosità riportate in questo post mi sono state raccontate da loro, in veste di ottimi ciceroni!

Ho passato delle giornate piacevolissime ed ho avuto modo di reincontrare anche Silvia e Gabriele ed Ilaria ed Alberto, visti l’ultima volta lo scorso autunno alla Blogfesten, ma non mi dilungo su questo che rimarrà nella sfera del personale 🙂

Vorrei invece comunicare le mie impressioni su Linköping: si tratta di una graziosa cittadina, con un polo universitario vicino ad un polo scientifico-tecnlogico,  oltre ad ospitare l’unica IKEA dell’Östergötland!  Insomma tradizione ed innovazione. Conoscevo molto poco di questa zona, ma in appena una giornata ho potuto apprezzare alcune perle.

Göta Kanal, un po' vuoto.

Göta Kanal, un po’ vuoto.

Prima di tutto alcune chiuse del Göta kanal, ovvero un canale navigabile che unisce la costa ovest e la costa est della Svezia, passando per diversi laghi. Il canale è stato costruito a fine ‘800 e supera i vari dislivelli attraverso chiuse “Vinciane” (orgoglio italiano!). Le chiuse che abbiamo visitato sabato non hanno dato il meglio di se, dato il ghiaccio ed il fatto che il canale fosse vuoto ed in manutenzione. Ma d’estate, con le famiglie impegnate in picnic sui vasti prati, e barchette che salgono e scendono e dondolano ormeggiate nel lago, deve essere un posto bellissimo.

Molto piacevole poi il centro, con una bellissima cattedrale gotica

La cattedrale

La cattedrale

ma soprattutto una bellissima biblioteca moderna. È un posto bellissimo, con esposizioni artistiche, un bar caffetteria, e metri e metri di scaffali illuminati da alte vetrate. In mezzo agli scaffali, ricavate all’interno di grossi cilindri, alcune stanze rotonde: alcune dedicate a volumi più preziosi, altre alle letture per bambini. Una terrazza interna è a disposizione per giornali e riviste, al piano interrato si trovano le stanze da studio. Un luogo che a me è piaciuto tantissimo, per l’atmosfera rilassata che vi si respirava e per la sua accoglienza. Se abitassi a Linköping (e conoscessi meglio lo svedese) ci passerei le mie giornate! C’è un angolo per le conferenze, e allineate alle vetrate ci sono diverse poltrone da lettura. Gli scaffali dei libri per bambini hanno una forma speciale per cui un adulto ci si può sedere DENTRO con in braccio il proprio bambino. Una meraviglia.

Panoramica della biblioteca

Panoramica della biblioteca

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Un’altra attrattiva é il museo dell’Östergötland, piccolo ma onesto e con un paio di particolarità. La prima è il museo dell’informatica, con alcuni computer su cui ho passato l’infanzia (Commodore, Amiga, Spectrum, e alcuni pionieri come l’Altair), e, udite udite, il primo server di The Pirate Bay!

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La seconda particolarità è la pinacoteca, che ospita anche “Adamo ed Eva” di Lucas Cranach del 1500. La storia di questo dipinto è particolare, perchè fu acquisito dalla Svezia come bottino di guerra, poi riposto in un castello che anni dopo bruciò completamente. I suppellettili residui furono messi in vendita, e il quadro non fu particolarmente apprezzato, anche perchè ritraeva Adamo ed Eva nudi, e per di più con l’ombelico (leggete più avanti). Venne così passato di generazione in generazione, fino a finire appeso in una toilette esterna di una casa di campagna. Impolverato e ricoperto di cacche di mosca, fu messo all’asta ma nessuno lo volle acquistare, tanto che il banditore lo portò a casa. Fu poi donato al museo che si rese conto di avere per le mani una vera opera d’arte del 1500! Ma non finisce qui: il quadro è stato usato per una sequenza della sigla della serie TV “Desperate Houswives”.

La storia degli ombelichi è curiosa: si tratta di una delle prime forti dichiarazioni “artistiche” dalla religione protestante! La concezione cattolica di allora, di prendere la Bibbia alla lettera, infatti, imponeva di ritrarre Adamo ed Eva senza ombelico, perchè creati direttamente dalla mano di Dio. Ritrarli con l’ombelico invece significa prendere le distanze dalla lettura acritica della Bibbia, e considerare il suo contenuto come un racconto, un simbolo, prerogativa appunto della fede protestante.

Altre curiosità del centro sono un bel parco cittadino lungo le sponde del fiume, con un bar/serra a forma di piramide, anche questo probabilmente molto più bello d’estate, e la piazza Stortorget, omonima di quella di Stoccolma, e come in essa vi si verificò un omonimo “Bagno di Sangue”, che però consistette in sole 5 persone.

Ma ciò che mi spingerà decisamente a tornare a fare il turista è il museo dell’aviazione, che non ho fatto in tempo a visitare. Linköping è infatti la sede della SAAB aeronautica, che ha costruito un aeroporto militare ed, appunto, un museo. Evidentemente dovevano avere sovrabbondanza di aeroplani, perchè molti sono esposti ai bordi della tangenziale in cima ad alti piloni! Le autostrade intorno a Linköping poi, sono state appositamente costruite particolarmente larghe e rettilinee, in modo da poter essere usate come piste di decollo e atterraggio in caso l’aeroporto venisse bombardato. In occasione della Festa della Bandiera (6 giugno) si sono organizzati anche air show, con la presenza di diversi aerei storici, fra i quali i mitici Saab Viggen e Saab Draken.

Amici dell’Östergötland, credo proprio vi tornerò a trovare presto!