Stasera mi è capitato di assaggiare un vino veramente particolare: si tratta della Retsina Greca.
Si tratta probabilmente di uno dei vini più antichi che si conoscano, nato nella regione dell’Attica.
Allora per conservare meglio il mosto fermentato si sigillavano le anfore con della resina fresca, poi si è passato a mettere la resina direttamente nel mosto. Probabilmente partendo da quella usanza è nato il prodotto “moderno”, che è un vino bianco leggero al quale, prima della fermentazione, vengono aggiunti fino a 100gr/litro di resina di un albero di quella zona, il pino d’Aleppo.
L’uvaggio è un misto dei ceppi autoctoni di saviatano e rhodotis, che danno al vino un bel colore paglierino chiaro dai riflessi verdolini.
Il vero “pezzo forte” della degustazione è però il profumo: dal bicchiere si sprigiona un aroma incredibile di resina, canfora, e il profumo di rosmarino, che adoro. Se si annusa bendati, è impossibile credere che si tratti di un vino.
Assaggiandolo, soprattutto freddo, è di buona qualità , anche se molto, molto “tipico”. Piacevolmente secco, molto morbido (fa la sua parte la componente oleosa della resina), di buona acidità e persistenza.
Non è facile ideare degli abbinamenti, ma come sempre il territorio ci dà un’indicazione forte. Secondo quanto si trova su Google, dà il meglio di sè con gli antipasti tipici, le mezedes, esaltandosi a vicenda e ovviando al finale amarognolo che lascia in bocca.
A patto di trovarlo in supermercato, la bottiglia si aggira sui 4â¬, per cui ora che si avvicina la bella stagione e un bel bicchiere di vino fresco è un ottimo modo per iniziare un pasto, fate questo esperimento.
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