Filmfrukost


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Il “Bio Rio” è uno dei vari piccoli cinema d’essay che si possono trovare in città. Vi si può assistere a festival, dibattiti, a volte opere teatrali, e sono la possibilità più preziosa di guardare film italiani, in particolar modo piccole produzioni, che però danno uno spaccato più reale e meno… patinato dell’Italia vista dal di dentro e dal di fuori.
In cinema come questi ho visto Videocracy, Focaccia Blues, Italy Love it or Leave it, e tanti altri, spesso seguiti da dibattiti con i registi.
Ma l’iniziativa più simpatica va decisamente al Bio Rio, e si chiama “filmfrukost”, ovvero “colazione da film”.
Ogni domenica mattina il cinema apre alle 11 e presenta vari film o, come nel momento in cui scrivo, una rassegna di cortometraggi. Agli spettatori viene dato all’ingresso un “cestino” con un panino, macedonia, un piccolo dessert, e caffè e succo d’arancia a volontà.
Ci si può così godere qualche spunto interessante, circondati da gente rilassata nella pigrezza della domenica mattina, con il tepore e il profumo di una tazza di caffè, così diversi dal risucchio di bicchieri di coca cola e dallo sgranocchiare di patatine 🙂
L’ambiente è estremamente confortevole, grazie agli attaccapanni all’interno della sala, e da alcuni tavolini da cui è possibile guardare il film se non si vuole sedere sulle poltroncine.
Ci si sente quasi in colpa a non togliersi le scarpe entrando 🙂

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L’amore non basta mai

Non posso fare a meno di guardare la Svezia con gli occhi di un estraneo, e con lo stesso punto di vista la racconto.
Per cui questa volta vi vorrei segnalare un film che parla della Svezia “piccola”, quella di un villaggio del Dalarna e dei suoi abitanti, e delle piccole storie che lo animano. Non è una commedia, una romantica storia d’amore come titolo o locandina italiane darebbero ad intendere (basti sapere che il titolo originale, “masjävlar” è più un’imprecazione), non è un film di ispirazione sociale o naturalistica, è solo un insieme di storie, raccontate con naturalezza, con semplicità.
Mia, una giovane donna in carriera alla Ericsson, torna controvoglia al paesino natio per festeggiare il compleanno del padre, e si trova ad affrontare questioni di famiglia, gelosie, vite che sarebbero potute essere, e vite che non sono più.
Il tutto raccontato con la sensibilità di una regista donna, Maria Blom.
Devo dire che in effetti è un film scritto da una donna per delle donne, io forse non sono riuscito a fare mie tutte le emozioni delle protagoniste, personificazioni di diversi ruoli della donna nella società, svedese si, ma molto molto simile a quella di qualsiasi altra realtà.
Se pur non apprezzerete tutte le sfumature, però, potrete sempre guardare questo film con la curiosità di un antropologo, perchè potrete trovarvi, in quasi tutti i singoli fotogrammi, il tratteggio della Svezia di campagna, dall’abbigliamento, all’arredamento e ai piccoli gesti (come quello di togliersi le scarpe all’ingresso), gli esterni, persino le marche di negozi e prodotti, fino alle piccole tradizioni (la canzoncina di compleanno, il modo di fare i brindisi), sulle quali la traduzione ed il doppiaggio alle volte non possono fare altro che incespicare.
Insomma, un buon modo di dare un’occhiata a cosa abbiano fuori, e soprattutto dentro, gli Svedesi.

Videocracy – Impressioni a caldo

VIDEOCRACY “Videocracy” è un film-intervista girato da Erik Gandini, un regista svedese di origini italiane. Non ho idea di quante persone ne conoscano l’esistenza, è uscito da pochissimo dopo la presentazione al Festival di Toronto, e ha guadagnato un pochino di notorietà grazie al rifiuto della RAI di mandare in onda il trailer, perchè il film fa “critica politica sbilanciata” (qui un articolo su “il corriere del mezzogiorno”).

Il film è girato sullo stile di Michael Moore. E’ una serie di interviste a personaggi della TV italiana o aspiranti tali, come Riccardo, “un personaggio a metà fra Ricky Martin e Van Damme” che aspira da anni a comparire in televisione, perchè “mica sarò costretto a lavorare tutta la vita!”, e poi Lele Mora, e per buona parte Fabrizio Corona.

Il montaggio, le musiche, moltissimi spezzoni televisivi, e i fatti raccontati creano il senso logico.

Non aspettatevi un film che spara a zero direttamente su Berlusconi: l’intento è più sottile, è mostrare come la televisione abbia cambiato il modo di percepire la realtà degli italiani, come ne abbia plasmato i desideri, come questo “sistema” si sia strutturato e organizzato dietro ai palcoscienici scintillanti, e come esso abbia generato “tumori maligni” all’interno di se, meccanismi perversi. Per la maggior parte questi concetti sono esemplificati dalle interviste a Lele Mora e Fabrizio Corona, compiaciuti di mostrare se stessi e i risultati che hanno ottenuto, ma che non si rendono conto di quanto profondamente agghiaccianti possano essere.

Vedere “da fuori” le carrellate di tette e culi che passano sullo schermo, gli sguardi speranzosi e adoranti di persone che vogliono “avere la loro opportunità” , facendo qualsiasi cosa per apparire davanti a una telecamera o per farsi fotografare con “qualcuno di famoso” magari dalla vicina di casa di Berlusconi in Sardegna apre certamente gli occhi.

Ma l’esperienza di vederlo in un cinema svedese ha sicuramente moltiplicato esponenzialmente l’effetto di questo film, perchè le risate di imbarazzo e di sconcerto in sala ferivano molto di più di quanto potesse fare lo schermo. Non ci si può rendere conto di come ci si sente osservando storie che bene o male sono sempre state parte della tua vita, e quindi considerate “normali”, mentre la persona davanti a te non riesce a capacitarsi di come possano essere possibili, reali.

Credo che per la prima volta nella mia vita mi sia sgorgata una lacrima di vergogna.

Non credo che questo film cambierà le opinioni politiche di molte persone, anche perchè non è il suo intento diretto. Ma spero che possa aprire un pochino gli occhi sul sistema che si è venuto a creare, di quanti danni stia facendo, e di quali possano essere le strade per smontarlo e disinnescarlo. Di qualunque orientamento politico siate, quindi, per favore, dategli una possibilità, investite un’ora e mezza, poi traete le conclusioni voi. Essendo interviste è molto facile dividere la realtà oggettiva dal “contenuto aggiunto”, dall’opinione espressa dal regista.

Io intanto aspetto che qui esca il DVD e poi ne spedirò copie, giusto nel caso che per qualche problema “tecnico” non possa uscire in Italia…
Intanto eccone il trailer:

Låt den rätte komma in

Eli
Alla fine l’ho visto, non al cinema, ma in DVD.

E’ un bel film, e mantiene il delicato bilanciamento far l’horror e la storia romantica. L’atmosfera è DECISAMENTE svedese, sia per le ambientazioni, che per lo stile dei personaggi e il modo in cui la storia viene narrata, quasi sempre senza musica di sottofondo e dialoghi laconici.

Sono stato felice di guardarlo in svedese (sottotitolato in inglese, eh!), perchè ho potuto riconoscere molte espressioni verbali e gergali, che sicuramente non rendono allo stesso modo doppiate in italiano e inglese.

Un consiglio, però: guardatelo DOPO aver letto il libro.  Come purtroppo accade nella maggioranza dei casi  la storia è tagliata con l’accetta, e si perdono non solo sfumature, ma proprio capitoli veri e propri, semplificando tutti gli avvenimenti e persino rimuovendo del tutto la figura di un “cattivo”!

Per questo aspetto, sono rimasto un po deluso…

La scuola

La scuolaDopo aver visto il servizio televisivo “la scuola tagliata“, e in ritardo di circa 14 anni, mi sono deciso a guardare “La scuola”, un film del 1995 con Silvio Orlando, tratto da dei romanzi di Domenico Starnone. Il film è piacevolissimo, arguto, ironico, a tratti commovente. E’ ricco di dettagli e di finezze, ma è allo stesso tempo semplice, schietto, diretto.

Io ho smesso di frequentare l’ambiente scolastico più o meno dalla mia maturità, ma non ho visto moltissime differenze rispetto alle mie esperienze, così come a prima vista pare non ce ne siano con la scuola descritta nel servizio di Rai tre. Ma per parlarne come si deve magari servirebbe Leonardo (che non potevo evitare di sovrapporre alla figura del professor Vivaldi 🙂 ), o Elena, Roberto, Francesca, qualcuno dei miei amici insegnanti.

Tutto il divertimento ed i buoni sentimenti percepiti nel film hanno un retrogusto, aspro, amaro. C’è un pesante senso di sconfitta, di rinuncia, di fatalismo, persino di paura. “C’è chi è nato per zappare, e chi è nato per studiare”, si ribadisce più volte. E sembra di capire che non ci sia grande differenza fra gli studenti e gli insegnanti, come suggerisce il fotogramma che ho inserito qui  a lato.

childsoontherockMentre sorridevo e rivedevo i mille particolari che suscitavano echi e sorrisi nella mia memoria, immaginavo di spiegare questo film a qualche mio amico svedese, e mi sono reso contoche non ci sarebbe modo di farlo, che il presente narrato apparirebbe alieno, grottesco, inconcepibile. E non credo che sia migliorato negli ultimi 14 anni. E’ vero, non è tutto oro quello che luccica, si generalizza, lo sport preferito di noi Italiani è la lamentela (dico, con tono lamentoso e generalista). Però, porca miseria.
Guardo i bimbetti inquadrati e in fila con i giubbettini fluorescenti, i ragazzi un po “narcotizzati” che vanno a scuola e incontro in metropolitana, le mille contraddizioni del “lagom“, della provocatoria legge di Jante e della dubbelmoral , e mi chiedo: nonostante tutto, se davvero fossi costretto a scegliere, in quale dei due ambienti preferirei crescere mio figlio? Ho paura di conoscere già la risposta. Magari ci ripenso quando ce l’avrò, un figlio.

solo in svezia (re-reprise)

Sia era appena fatto in tempo a parlarne in un post precedente

ROMA – Un caso che farà discutere. E che farà nascere nuove polemiche sull’uso della censura nei programmi tv. Anche se al momento a indignarsi è principalmente Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay che chiede: «Vogliamo sapere chi ha deciso di trasmettere ieri sera su Rai Due i Segreti di Brokeback Mountain, film che ha vinto il Leone d’Oro del 2005, 3 Oscar, 4 Golden Globe, con vistosi tagli da censura anni ’50. Chi si è permesso di pensare che il pubblico adulto non avrebbe potuto sopportare i baci e le effusioni tra due uomini?»

(L’articolo completo su “Il Corriere”)

Come al solito, la cose più orripilanti si leggono nei commenti. Ne approfito per linkare anche questo articolo dalla stessa fonte, tanto per dire: “L’omosessualità è una cosa contro natura?

Låt den rätte komma in – lasciami entrare

A gennaio 2009 uscirà nei cinema italiani la versione doppiata di un horror girato ed ambientato in Svezia, “Lasciami entrare”:

BlackebergE’ una storia horror/romantica piuttosto particolare riguardo all’amicizia fra un ragazzino bistrattato da tutti e da una sua vicina di casa che lo vuole aiutare, e che in realtà è un vampiro.
Oltre alla trama che sembra promettente, la caratteristica interessante di questo film è l’ambientazione: tutta la storia si svolge infatti a Blackeberg, uno dei sobborghi residenziali di Stoccolma. E’ lungo la linea verde della Tunnelbana, ci sono stato alcune volte ed vi ho persino quasi preso casa. La neve ed il buio di questi giorni, poi, danno il tocco finale di verosimiglianza.

Il titolo originale, Låt den rätte komma in, significa “Lascia entrare le persone giuste”: tutto infatti è incentrato sulla caratteristica dei vampiri nella cultura svedese, che possono entrare in una casa solo se invitati a farlo da chi ci abita.

Non so se andarlo a vedere in Italiano, in inglese, o in svedese… fra l’altro, è interessante notare le differenze nella regia dei tre trailers 🙂

Wall-E

Stasera sono andato a vedere Wall-E. Concordo in pieno con la critica di Leonardo (non per niente è Blogger dell’anno, congratulazioni, Leo!) . Ma vorrei aggiungere una cosa: credo che l’obiettivo più ambizioso del film della Pixar fosse quello di provare ad emozionare con OGGETTI, invece che con esseri viventi o antropomorfi (anche la “spalla”, uno scarafaggio,è ricostruito senza occhi o bocca con cui comunicare empatia). E devo dire che ci sono riusciti. Se io mi sono commosso in una delle sequanze finali, la ragazza tre posti più in là aveva tanto di lacrimoni, e il silenzio in sala era quasi toccante.

Eve è decisamente carina e ben rende una scintillante modernità, gli umani sono paradossalmente bambolotti che fanno tanto più ridere quanto si comportano da oggetti, ma il centro della storia è sicuramente Wall-E.

Wall-E è a volte eccessivamente maldestro, per motivi di comicità, probabilmente, ed inoltre è  decisamente somigliante al mai dimenticato “Numero 5” di Corto Circuito (l’ho notato solo io? CIngoli, Occhi, mani, il laser, persino una passione per i frullini!), ma è un personaggio azzeccato.

Note: 1) Il pilota automatico dell’astronave ha l’occhio di HAL9000. 2) quando il comandante dell’astronave aziona l’interfono, il rumore e la posizione sono quelli del capitano Kirk!