Mentre in Italia un partito al governo fa boutades sul porre un tetto alla cassa integrazione per i lavoratori extracomunitari (a quanto pare se anche uno è in regola e versa contributi non è degno di ricevere gli stessi trattamenti di tutti gli altri, o magari di un francese o di un tedesco che vivono in Italia), in Svezia ci sono alcuni segnali di segno opposto.
La Rikspolisstyrelsens säkerhetsavdelning, o Säpo per gli amici, è l’agenzia per la sicurezza nazionale svedese, responsabile fra le altre cose del controspionaggio, della prevenzione degli attacchi terroristici, della protezione dei diplomatici e della famiglia reale, e della prevenzione e persecuzione dei crimini internazionali.
In una dichiarazione riporata dal quotidiano svedese Sydsvenskan e poi ripresa in inglese dal sempre utile The Local, il capo della Säpo Daniel Andersson afferma che la legge che oggi limita l’accesso di cittadini non Svedesi a ruoli di responsabilità debba essere rivista.
Il governo, secondo quanto riporta Sydsvenskan, rivedrà i regolamenti che consentono alla Säpo di porre automaticamente il veto alle assunzioni di personale di origine straniera per posizioni definite “sensibili”. “Questo tipo di modernizzazione è necessario”, dichiara Danielsson, soprattutto ora che il mercato del lavoro svedese è sempre più connesso con quello europeo.
Questo non vuol dire minori controlli, anzi. I controlli dovrebbero essere estesi anche ai dipendenti di aziende private che lavorano per lo Stato in infrastrutture critiche, come le centrali nucleari.
Anno dopo anno è sempre più difficle definire in cosa consista la “Sicurezza Nazionale”. Ed è sempre più difficile proteggere gli interessi della nazione, quando aziende ed individui sono connessi globalmente, fisicamente e digitalmente. Secondo Andersson una delle minacce più temibili per la Svezia di oggi è rappresentata dagli attacchi informatici, che possono mettere a rischio il sistema di governo, la sicurezza interna ed esterna, e i servizi essenziali.
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