Videocracy – Impressioni a caldo

VIDEOCRACY “Videocracy” è un film-intervista girato da Erik Gandini, un regista svedese di origini italiane. Non ho idea di quante persone ne conoscano l’esistenza, è uscito da pochissimo dopo la presentazione al Festival di Toronto, e ha guadagnato un pochino di notorietà grazie al rifiuto della RAI di mandare in onda il trailer, perchè il film fa “critica politica sbilanciata” (qui un articolo su “il corriere del mezzogiorno”).

Il film è girato sullo stile di Michael Moore. E’ una serie di interviste a personaggi della TV italiana o aspiranti tali, come Riccardo, “un personaggio a metà fra Ricky Martin e Van Damme” che aspira da anni a comparire in televisione, perchè “mica sarò costretto a lavorare tutta la vita!”, e poi Lele Mora, e per buona parte Fabrizio Corona.

Il montaggio, le musiche, moltissimi spezzoni televisivi, e i fatti raccontati creano il senso logico.

Non aspettatevi un film che spara a zero direttamente su Berlusconi: l’intento è più sottile, è mostrare come la televisione abbia cambiato il modo di percepire la realtà degli italiani, come ne abbia plasmato i desideri, come questo “sistema” si sia strutturato e organizzato dietro ai palcoscienici scintillanti, e come esso abbia generato “tumori maligni” all’interno di se, meccanismi perversi. Per la maggior parte questi concetti sono esemplificati dalle interviste a Lele Mora e Fabrizio Corona, compiaciuti di mostrare se stessi e i risultati che hanno ottenuto, ma che non si rendono conto di quanto profondamente agghiaccianti possano essere.

Vedere “da fuori” le carrellate di tette e culi che passano sullo schermo, gli sguardi speranzosi e adoranti di persone che vogliono “avere la loro opportunità” , facendo qualsiasi cosa per apparire davanti a una telecamera o per farsi fotografare con “qualcuno di famoso” magari dalla vicina di casa di Berlusconi in Sardegna apre certamente gli occhi.

Ma l’esperienza di vederlo in un cinema svedese ha sicuramente moltiplicato esponenzialmente l’effetto di questo film, perchè le risate di imbarazzo e di sconcerto in sala ferivano molto di più di quanto potesse fare lo schermo. Non ci si può rendere conto di come ci si sente osservando storie che bene o male sono sempre state parte della tua vita, e quindi considerate “normali”, mentre la persona davanti a te non riesce a capacitarsi di come possano essere possibili, reali.

Credo che per la prima volta nella mia vita mi sia sgorgata una lacrima di vergogna.

Non credo che questo film cambierà le opinioni politiche di molte persone, anche perchè non è il suo intento diretto. Ma spero che possa aprire un pochino gli occhi sul sistema che si è venuto a creare, di quanti danni stia facendo, e di quali possano essere le strade per smontarlo e disinnescarlo. Di qualunque orientamento politico siate, quindi, per favore, dategli una possibilità, investite un’ora e mezza, poi traete le conclusioni voi. Essendo interviste è molto facile dividere la realtà oggettiva dal “contenuto aggiunto”, dall’opinione espressa dal regista.

Io intanto aspetto che qui esca il DVD e poi ne spedirò copie, giusto nel caso che per qualche problema “tecnico” non possa uscire in Italia…
Intanto eccone il trailer: