Stampen Jazz Club


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Giovedì sera ero in attesa di amici in arrivo dall’aeroporto, ed ero a spasso per la città. Ne ho approfitato per esplorare un locale che mi ha sempre incuriosito, lo “Stampen“, un Jazz Club in centro a Gamla Stan. In compagnia di note vellutate, un calice di merlot ed un libro ambientato a Stoccolma, si é trattata di una piacevolissima attesa 🙂
È riportato sulla Stoccolmappa.

Ma gli Svedesi sono davvero così normali?

Un mio collega ha mandato per e-mail un discorso di un certo Colin Moon, un oratore.
Si tratta di una (auto?)critica sul modo di lavorare degli Svedesi, lo traduco a vostro beneficio, é molto divertente.

(Ecco il PDF originale in inglese: Are Swedes really that normal?)

Ma gli Svedesi sono davvero così normali?
Per comunicare in modo efficace attraverso differenti culture la prima cosa di cui bisogna rendersi conto é che qualcuno da qualche parte del modno probabilmente vi considera decisamente strano.
Questo potrebbe essere difficile da accettare per qualche Svedese. Come potrebbe una persona sana di mente considerare i normali, efficenti, equilibrati Svedesi come “strani”?
Ovviamente siamo normali!
Dopotutto, l’assioma fondamentale degli Svedesi è “noi siamo normali”. In effetti, gli Svedesi hanno la tendenza a pensare di essere più normali degli altri. Pensano di essere molto sensibili e logici.
Sono spesso inconsapevoli del fatto che gli altri, i loro colleghi internazionali, possano avere un’opinione differente. Noi pensiamo che siano divertenti, piacevoli e, a volte, davvero decisamente strani.
Prendete la vita lavorativa, ad esempio. Gli Svedesi partecipano a riunioni. Molte riunioni. Tre cose sono certe, in Svezia: la morte, le tasse, e ulteriori riunioni.

Mötet gick bra
Quando gli Svedesi dicono ‘Mötet gick bra‘ (la riunione è andata bene) cosa intendono esattamente? Ci sono state discussioni accorate? La riunione si é protratta per un’eternità? È stato preso un numero incredibile di decisioni? Ne dubito.
Il resto degli abitanti del pianeta crede che il solo scopo di una riunione sia di produrre decisioni. Le riunioni svedesi, d’altro canto, si tengono per stabilire se siate o meno alla riunione per decidere quando si terrà la riunione per decidere quando ci si incontrerà per parlare di quello che accadde alla vostra riunione.
Le riunioni svedesi sono brevi ma numerose. Sono organizzate per dare modo a Bengan, Maggan e Lasse di esprimere la loro opinione. Se volete ottenere una decisione dovrete quindi organizzare una nuova riunione, perchè nel frattempo Bengan, Maggan e Lasse devono tornare in ufficio, e dovrete chiedere a Ninni, Kicki e Titti (si ci sono ragazze che si chiamano in questo modo) cosa pensino a riguardo.

Processo
Questo processo, in svedese, è chiamato “förankringsprocess”. Se gli Svedesi menzionano il termien “processo” è meglio per voi che non abbiate fretta. C’è un processo per qualsiasi cosa. Questo comporta includere chiunque in qualsiasi cosa.
Ciascuno esprime la propria opinione e tutti ascoltano. Quindi si arriva a un compromesso. La parola compromesso è musica per le orecchie svedesi. Ognuno ottiene qualcosa. Niente di troppo, ma non troppo poco. Nessuno vince, nessuno perde. Possono concordare di essere in disaccordo, ma quello su cui si accorderanno sarnno l’ora e la data esatte della prossima riunione.

Ordine del giorno
Gli Svedesi seguono l’ordine del giorno. Spuntano dalla lista ogni argomento dopo che tutti abbiano espresso la loro opinione. Devono spostarsi velocemente lungo l’ordine del giorno, dato che hanno un’altra riunione pianificata 10 minuti dopo il termine si questa riunione.
Disapprovano intensamente l’ultimo punto dell’ordine del giorno che si chiama övriga frågor, varie ed eventuali. Nessuno Svedese che si rispetti vuole essere colpevole di essere la causa del prolungamento di una riunione. C’é il netto pericolo che “varie ed eventuali” possa far debordare la pianificazione, e la flessibilità non è un punto di forza degli Svedesi.

Il momento delle decisioni
Gli Svedesi pronunciano raramente le parole “sì” o “no”. Questo significa che invece di dire ja o nej si esprimono spesso con un nja, che significa “si-ma-no-masi-ma”. Vedete, dire “si” o “no” può portare a un conflitto, così gli Svedesi evitano questi monosilabi e li sostitusicono con “dipende”, “forse” e “vedrò cosa posso fare”.
Gli stranieri possono seccarsi, infastidirsi o addirittura arrabbiarsi. Gli Svedesi chiamano ciò “comportamento isterico”. L’isteria é anormale e imbarazzante e dovrebbe verificarsi preferibilmente al di fuori dell’orario di ufficio. Se, d’altro canto, uno Svedese vi invitasse ad andare in un posto chiamato “hellsicke”, allora, avete la mia parola, l’avete seccato.
Potreste chiedervi come possano, in nome di Dio, prendere una decisione.
Gli stessi uomini d’affari svedesi a volte hanno chiamato questa situazione beslutimpotens – che, suppongo, significa non avere abbastanza fegato per decidere in un modo o nell’altro.

Latte e zuchero
Qualcuno ha detto che se gli Svedesi rinunciassero alle loro pause caffè potrebbero andare in pensione cinque anni prima. Il caffè è parte integrante di ogni riunione, sia in modo personale e continuativo, che come pausa dedicata. La pausa caffè non deve essere confusa con la più breve, seppur più frequente, “sgranchita di gambe”. O “sgranchita di ossa”, come la chiamano a volte, dato che in svedese la parola per osso o gamba è la stessa.

Equilibrio fra lavoro e vita privata
La maggior parte degli Svedesi è alla ricerca di un salutare equilibrio fra la vita lavorativa e la vita privata. Possono anche dire che lavorano duro; è solo che molte non sono sul posto di lavoro per farlo.
Uno sguardo ad un’agenda svedese potrebbe darvi l’impressione che in questo paese nessuno sia mai al lavoro. Cercate di contattare qualcuno un venerdì pomeriggio e ne avrete la conferma.
Gli Svedesi cominceranno a farvi domande sui vostri progetti per il fine settimana sin dal mercoledì pomeriggio. All’altezza della pausa pranzo di venerdì saranno già mentalmente gått för dagen, “andati per il resto del giorno”.

Festivi
Gli Svedesi hanno la loro discreta dotazione di giorni festivi. In un buon anno possono avere tanti giorni liberi fra Maggio Giugno quanti la maggior perte degli americani ne abbiano in un anno. E hanno ancora le loro cinque settimane di ferie da prendere quando ritengano più opportuno. Non solo hanno “giorni rossi”, come gli Svedesi chiamano le loro festività ufficiali, ma possono prendere anche la mezza giornata precedente, giusto per metterli nel giusto stato d’animo vacanziero.
Se pianificano bene possono anche prendere un klämdag o due, che sono i giorni fra una festività ed un fine settimana. Eventualmente, Maggio, Giugno, Luglio, i fine settimana e le festività possono combinarsi in un’unica singola vacanza con qualche occasionale giorno di lavoro nel mezzo.
Comunque, quello che è giusto è giusto: quando sono al lavoro, sono efficenti. Ma non prima delle 8:30 perchè hanno l’orario flessibile, e non dopo le 4 del pomeriggio perchè devono andare a prendere i bambini a scuola, e non dopo le 2 del pomeriggio di venerdì, se non vi dispiace, e preferibilmente non dopo il 1 Maggio e prima del 10 Agosto.

È così, questi siete voi, Svedesi. Una breve e tagliente lezione sul come rendersi conto che non siete così normali come pensate di essere.
E Dio sia lodato per questo.

Medeltidstockholm

2009-03-22-medeltidstockholm1Colto dalla classica noia della domenica pomeriggio ho deciso di vedere cosa poteva offrirmi Stoccolma, e come al solito non sono rimasto deluso: in centro, in Kungsträdgården, si teneva “Medeltidstockholm“, ovvero “Stoccolma Medievale”. Oltre a un mercatino, erano in programma concerti di musica medievale, così mi sono armato di macchina fotografica e sono partito, incurante del fatto che la BBC desse per oggi leggere nevicate.

Il mercatino era piccolo, ma nella sua modestia completo: una bancarella con korv e tunnbröd, una ragazza che espone i suoi boccali in ceramica, uno stand di formaggio olandese (?), un’esposizione del ristorante Sjätte Tunnan che oltre a biscotti e caffé proponeva anche uno kycklinggryta (stufato di pollo) con fette di pane nero, una tenda reale dove si poteva essere incoronati cavalieri (a patto di avere massimo 12 anni), una tenda dove poter studiare le rune, una fucina, qualche venditore di tessuti e lavoratori del cuoio, uno stand per il tiro con l’arco.

Per un visitatore occasionale non avrebbe meritato più di 15 minuti, ma per me si è rivelata una divertente “riserva di caccia” fotografica. E non solo per me, visto che ho incontrato più persone che si divertivano con il teleobiettivo e con cui incrociavo sguardi complici 🙂

Su un piccolo palco si sono alternati due cori, i Pisces Dei ed i “A Capella Holmiensis“, con un repertorio di madrigali e canoni di diverse nazioni. Ha fatto un po effetto sentirli cantare “Ecco la primavera” e “La gagliarda” in italiano, ma non è mancato lo spagnolo ed il tedesco, oltre ovviamente allo svedese.

Ho proseguito il mio giretto attraversando Gamla Stan ed esplorando un lato di Södermalm che ancora mi mancava: da Slussen ho seguito la costa verso Est, attraverso un quartiere che Giusi chiama “Gotham City”, poi lungo un sentiero panoramico fino alla Högalidskyrkan, la chiesa che con i suoi due campanili si staglia su Södermalm.

Lì, per mia fortuna, si stava tenendo un concerto di Mendelsshon, tenuto da un’orchestra di archi e da un coro, con una soprano solista.

Una volta uscito ho dovuto arrendermi alla previsione della BBC, una cortina di fiocchi ghiacciati scendeva imponente e silenziosa. Ma quale modo migliore di concludere una domenica pomeriggio in pigiama, sotto una coperta, con una tazza di te e un pepparkaka 🙂 ?

Segue classica documentazione: un album di fotografie su Flickr (“Medeltid Stockholm, 22 Mar 2009″) e una serie di video su Youtube.

2009-03-22-medeltidstockholm

Jenny Doveson

Jenny DovesonMercoledì scorso è stata un’altra serata interessante: fra una cena al ristorante indiano e una festa di compleanno a casa di una nostra amica greca, siamo andati al JAM per la serata concerto live che si tiene ogni mercoledì prima del giorno di paga (vedi il post “Serata a sorpresa“).

Alcuni cantautori o gruppi hanno suonato nel classico ambiente intimo del retro del negozio, con l’immancabile dotazione di patatine, panna acida e birra. Fra i vari artisti, oltre a un gruppo composto da due coppie di gemelli e gemelle, ha suonato anche Jenny Doveson.

É una ragazza semplicissima, camicia a quadrettoni in stile grunge (che poi deve essere la sua camicia preferita, visto che la indossa anche in un video), occhiali  e sguardo timido. Suona le sue canzoni arpeggiando sulla chitarra ed accompagnandosi con l’armonica, parla pochissimo e arrossisce agli applausi 🙂

A settembre probabilmente uscirà il suo primo disco, era nel locale con la sua produttrice e sono andato a stringerele la mano e a farle i complimenti, mi è proprio piaciuta! Segnatevi il nome 🙂

Ecco un video della serata al JAM (grazie Davide!):

Ci sono solo un paio di altri video su YouTube, in cui si vede decisamente meglio: uno in cui registra in studio la canzone “Who Knows”, e uno durante una versione svedese di “Uno Mattina” 🙂

Altri links: il suo sito ufficiale, il suo sito su MySpace, la sua pagina sulla casa discografica indipendente, la Veranda records.

Lisa Ekdahl – Vem Vet

Lisa EkdahlE’ passato un sacco di tempo dall’ultima volta che ho pubblicato la traduzione di una canzone. Proviamo a fare un piccolo passo in avanti, approcciando le canzoni in svedese. Il primo tentativo è dedicato a Lisa Ekdahl, una cantautrice e musicista jazz molto apprezzata all’estero, che non credo sia ancora approdata in Italia. Questo post segue la serie dei post “a blog unificati” con Giusi e Davide, dietro segnalazione originaria di “betulla” Som en björk (mitt i veckan) . Persino la canzone che ho scelto è la stessa segnalata da entrambi, me ne sono accorto solo ora 🙂

Si intitola “Vem Vet”, “chi lo sa”. Per non ripetermi troppo vorrei segnalare il video originale, ma non è possibile includerlo all’interno di quuesta pagina. Lo potete aprire qui: Lisa Ekdahl, Vem Vet (1994) su YouTube.

Vem Vet

Du är en saga för god, för att vara sann
Det är en saga i sig att vi funnit varann
Vi kunde lika gärna, aldrig någonsin mötts
Eller var vårt möte redan bestämt långt innan vi fötts?

(Chorus)
Vem vet, inte du
Vem vet, inte jag
Vi vet ingenting nu
Vi vet inget idag
Vem vet, inte du
Vem vet, inte jag
Vi vet ingenting nu
Vi vet inget idag

(repeat)

traduzione (translation):

Chi lo sa

Sei una storia troppo bella per essere vera
E’ la storia in sè, che a noi sembra una favola
Avremmo anche potuto non incontrarci mai
O il nostro incontro era già stato deciso da prima che nascessimo?

(Coro)
Chi lo sa, tu no
Chi lo sa, io no
Non sappiamo niente, ora
Non sappiamo, oggi
hi lo sa, tu no
Chi lo sa, io no
Non sappiamo niente, ora
Non sappiamo, oggi

(ripete)

Ecco, non esattamente una fatica titanica, ma è pur sempre un inizio 🙂

Cominciamo bene

Volevo scaricare Internet Explorer 8, per vedere se almeno stavolta Microsoft avesse fatto qualcosa di apprezzabile.
Da Windows XP, Linux, con Eplorer 7, o Firefox, non sono risucito a scaricarlo, la pagina mi rimaneva fissa su “il download inizierà fra qualche secondo”, e il lilnk “se non parte automaticamente, clicca qui” mi riportava alla pagina precedente.
L’unico modo che ho trovato per scaricare il file é stato con FireFox, disabilitando i javascript. Cominciamo bene….

Che succede in Svezia? Il processo a The Pirate Bay

Luca Annunziata su Punto Informatico riporta alcunedichiarazioni di Peter Sunde in merito al processo che si é tenuto in Svezia in questi giorni sul “sito” The Pirate Bay, un’organizzazione che facilita lo scambio di informazioni su Internet.

Il punto principale é che grazie alla tecnologia utilizzata (BitTorrent) non é possibile tracciare, controllare e bloccare chi sta scambiando files su internet, ed é possibile scaricare files velocemente e con semplicità. Questo ovviamente non piace ai detentori di copyright, che cercano di fermare la cosa con tutti i mezzi possibili, spingendo politici di tutto il mondo a creare una internet forzata, regolamentata, censurata e monetabile.

Tutta l’economia che ruota attorno alla distribuzione ha ben poco a che vedere con il riconoscere il diritto a chi originariamente ha creato “arte”, come potrebbero far riflettere precednti come il Mickey Mouse Protection Act o anche solo se avete sperimentato personalmente l’arroganza della nostra SIAE.

Comunque il processo é finito, e si attenda la sentenza nel giro di pochi giorni. Il punto chiave dell’assoluzione sarà dimostrare che la tecnologia in sé non può essere ritenuta responsabile dell’uso che ne viene fatto (se qualcuno non é d’accordo comincerei volentieri a discutere l’argomento con i fabbricanti di armi), e che il modello di creazione e distribuzione della cultura va rivisto profondamente. In Svezia se ne sta prendendo coscienza, fino ad arrivare alla creazione del provocatorio “Partito dei Pirati”, con lo scopo di portare una voce diversa é più.. tecnologicamente consapevole nell’ambito politico svedese.

Pirate Bay ha girato un film che descrive come si é arrivati al processo, spiegando quello che gli sta dietro e quello che in realtà Pirate Bay fa e propone. Ha intenzione di distribuirlo ANCHE per i canali tradizionali, ma lo ha intitolato “Steal this film” (ruba questo film) e rilasciato su tutte le piattaforme di condivisione, YouTube incluso.

Due note laterali: 1) nel video si vede Stoccolma ma soprattuto Solna, ovveroil quartiere dove abitiamo sia io che Pirate Bay. 2) a prescindere da tutto il discorso, questi qua hanno fatto iniziato e finito un processo  nel giro di un mese!

Progetto Eyeborg

Un uomo che ha perso un occhio da ragazzo prova a farsi installare al suo posto una fotocamera.

Non ha nè competenza ne soldi, ma lancia la sua idea su Internet, e un gruppo di persone e aziende (fra cui la rivista Wired) si organizza per realizzare il progetto: tutto è raccontato con un video su http://www.eyeborgblog.com.

Il progetto è ancora in corso, per ora è stato ottenuto il design, un prototipo ed un a piccola fumata bianca 🙁

Riproduzione di programmatori

Approccio ultra-geek alla paternità:

Jeff Atwood di Coding Horror ha fatto un fork (i spawned a new process), e mette nella culla del nuovo nato un manuale di C++.

Phil di Haaked ha aperto un account twitter per il figlio, che come da prassi contiene la sua prima dichiarazione(*): “Hello, World“.

(*) se evete colto un doppio senso anche nel termine “dichiarazione”, siete innegabilmente dei programmatori.