Arresti ad orologeria


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Le dichiarazioni di Gioacchino Genchi, vicequestore di Palermo, sugli arresti di sabato:

Che dire?

La Säpo apre ai non svedesi

SapoMentre in Italia un partito al governo fa boutades sul porre un tetto alla cassa integrazione per i lavoratori extracomunitari (a quanto pare se anche uno è in regola e versa contributi non è degno di ricevere gli stessi trattamenti di tutti gli altri, o magari di un francese o di un tedesco che vivono in Italia), in Svezia ci sono alcuni segnali di segno opposto.

La Rikspolisstyrelsens säkerhetsavdelning, o Säpo per gli amici, è l’agenzia per la sicurezza nazionale svedese, responsabile fra le altre cose del controspionaggio, della prevenzione degli attacchi terroristici, della protezione dei diplomatici e della famiglia reale, e della prevenzione e persecuzione dei crimini internazionali.

In una dichiarazione riporata dal quotidiano svedese Sydsvenskan e poi ripresa in inglese dal sempre utile The Local, il capo della Säpo Daniel Andersson afferma che la legge che oggi limita l’accesso di cittadini non Svedesi a ruoli di responsabilità debba essere rivista.

Il governo, secondo quanto riporta Sydsvenskan, rivedrà i regolamenti che consentono alla Säpo di porre automaticamente il veto alle assunzioni di personale di origine straniera per posizioni definite “sensibili”. “Questo tipo di modernizzazione è necessario”, dichiara Danielsson, soprattutto ora che il mercato del lavoro svedese è sempre più connesso con quello europeo.

Questo non vuol dire minori controlli, anzi. I controlli dovrebbero essere estesi anche ai dipendenti di aziende private che lavorano per lo Stato in infrastrutture critiche, come le centrali nucleari.

Anno dopo anno è sempre più difficle definire in cosa consista la “Sicurezza Nazionale”. Ed è sempre più difficile proteggere gli interessi della nazione, quando aziende ed individui sono connessi globalmente, fisicamente e digitalmente. Secondo Andersson una delle minacce più temibili per la Svezia di oggi è rappresentata dagli attacchi informatici, che possono mettere a rischio il sistema di governo, la sicurezza interna ed esterna, e i servizi essenziali.

Intervistato da SR1

Probabilmente sapete che collaboro con il sito “Svedesi Dentro“, un portale dedicato a come la Svezia possa essere vista come un modello positivo di società.

Il racconto della mia esperienza al cinema a vedere Videocracy pubblicato su Svedesi Dentro è arrivato fino ad Erik Gandini, che ha segnalato a un suo amico reporter l’esistenza di un sito che deve avere per uno svedese un punto di vista particolarmente curioso.

Qualche settimana fa ho ricevuto da Lars Hermansson l’invito per un’intervista che ho accettato di buon grado. Ci siamo trovati davanti alla Kungsbiblioteket per una piacievole chiacchierata, che si è protratta in una passeggiata per Södermalm e in tratto in comune in metropolitana. Abbiamo discusso di varie cose sul modo di vedere la Svezia e l’Italia, e il risultato è stata una breve intervista che è andata in onda questa mattina in un programma di Sverige Radio 1 (la versione svedese della nostra Rai Radio 1) chiamato “Buongiorno mondo”, Godmorgon, världen! .

Per motivi di trasmissione l’intervista è stata ridotta a pochi minuti. Qui di seguito potete ascoltarne l’audio, e leggerne anche la traduzione che ho provato a farne dallo Svedese. Il taglio editoriale e la doppia traduzione hanno “compresso” molti concetti e punti di vista che sarebbero dovuti essere molto più articolati, io in questo post mi limito a riportare il testo così come è stato mandato in onda.


Premi il tasto “play” qui sopra per ascoltare l’intervista. Se non vedi il player, scarica l’MP3 da qui

Qui potete scaricare la versione originale svedese: den inre svensken, messa molto gentilmente a disposizione da Lars Hermansson, che ringraziona nche per la cortesia e la disponibilità. Di seguito ecco il testo da me tradotto:

Mentre l’Italia, attraverso l’esempio del suo primo ministro Silvio Berlusconi, sta sempre più all’esterno delle Comunità europea, ci sono italiani che vogliono immergervisi completamente, prendendosi cura del loro essere “Svedesi Dentro”.

Lars Hermansson hanno incontrato uno di loro.

“Nella cultura svedese, per come si vede da fuori, la società viene al primo posto. Quindi le cose pubbliche, le cose di tutti, e va dall’amministrazione a come si tengono i parchi, o il vicinato…”1

“Nella cultura svedese, la società viene in primo luogo, non l’individuo”, spiega Mauro Boffardi, uno dei quattro redattori della comunità online “Svedesi Dentro”, che tradotto letteralmente significa “Svedese dentro”. Coloro che fanno parte di questa rete intendono coltivare e sviluppare le qualità che essi percepiscono come tipicamente svedesi: avere il bene della società come primo valore, diffondere il rispetto per la natura e il prossimo, essere sempre onesti.

Svedesi Dentro raccoglie un paio di centinaia di membri attivi che sono coinvolti in discussioni sulla Svezia e sugli Svedesi. La maggior parte sono giovani, e Mauro li descrive come Italiani ordinari. L’interesse per questa inconsueta associazione continua ad aumentare e la home page ha molte migliaia di visitatori ogni giorno.

Nella dichiarazione della redazione, su una pagina del sito, si può leggere:

“Per spiegarlo in termini semplici, possiamo affermare che lo svedese è un esempio morale. Possiamo tutti aspirare a diventarlo e, anche se può sembrare strano, si può considerare con orgoglio essere Svedesi Dentro.”

Chiedo ovviamente a Mauro Boffardi se non creda che la loro visione dello svedese sia un po’ idealizzata.

“Credo quasi sicuramente di sì. Quando si conosce un paese si ragiona per stereotipi, e per quello che colpisce di più.”2

Sì, sicuramente sta idealizzando.

Quando si conosce un paese, dice Mauro, è facile partire da stereotipi e notare solo le differenze più vistose. E poi dice che la stragrande maggioranza dei membri di “Svedesi Dentro” spesso si lamentano dell’antica, e spesso autoattribuita proprietà degli italiani, chiamata “furbizia3“.

Non so quante volte ho sentito la frase:

Bisogna essere furbo per vivere in questo paese4

Ovvero: “Bisogna essere scaltro, astuto, malizioso, intelligente – il dizionario propone molti suggerimenti – per prosperare in questo paese.” Una spiegazione storica per come questa possa essere diventata una caratteristica nazionale è che l’Italia dalla fine dell’Impero romano alla sua unificazione nazionale nel 1861, è stata sottoposta alla sovranità di diverse culture – spagnola, francese, austriaca, e anche gli araba nel meridione – il che significa che la gente aveva necessità di sviluppare un certo egoistico pragmatismo, di prendersi cura di se stessi e dimenticare gli altri – per per sopravvivere. Atteggiamento che, ovviamente, può essere visto come peculiare del neo-liberismo, che è prevalente in molte parti del mondo. Chiedo a Mauro Boffardi se “Svedesi Dentro” abbia ambizioni politiche:

Non è una questione partitica. Non è una scelta di appoggiare questo o quel partito.

Mauro è sicuro che non ci siano partiti politici in Italia che potrebbe attrarre tutti coloro che sono coinvolti in “Svedesi Dentro”, ma poiché il movimento è basato su valori che sono percepiti tipici svedesi, come l’anti individualismo, l’uguaglianza sociale e5 la libertà,  “Svedesi Dentro” non si può definire apolitica. Ciò che si mette in gioco, dice Mauro, è il fatto che i cittadini che lavorino per questi valori, la nella vita privata e lavorativa. Ma in Italia è una strada in salita.

C’è poca speranza, è un sistema che è frutto di anni e anni e anni di storia del paese […] ed è difficile da cambiare. Per cui a un certo punto uno si stanca di essere controcorrente e decide di cambiare, di fare qualcos’altro.

C’è davvero molta poca speranza, dice Mauro, la strategia italiana di una carriera basata in  parti uguali di nepotismo e di “furbizia6” è talmente profonda che è difficile vedere un qualsiasi cambiamento nel futuro prossimo.  E così sono molte le buone forze a lasciare il paese, dice Mauro. Che vive in Svezia ormai da un anno e mezzo e lavoro a tempo indeterminato in una società Internet. Sta considerando l’idea di acquistare un appartamento e di mettere radici qui. Cosa che ovviamente non è del tutto semplice. Racconta di quando ha visto il  documentario del regista Eric Gandini Videocracy qui in Svezia qualche tempo fa, un film molto critico sull’ottundimento dell’intelletto che la posizione dominante dei media di Silvio Berlusconi ha creato nella patria di Mauro.

Si sentiva il pubblico ridere per certe situazioni, era una risata non di scherno, di imbarazzo, di.. come è possibile che queste cose succedano […]  ma quello che vedevo era qualcosa che faceva parte della mia cultura.

Le persone fra il pubblico ridevano di quello che vedevano, non con malizia, forse, ma più per sorpresa – come è possibile che le cose possano essere così? – Ma, dice Mauro, è con quello che io sono cresciuto con, è il mio background culturale, che fa ridere la gente. Se c’è qualcosa che rende difficile vivere in Svezia, ha detto Mauro, è il dover essere costantemente associato con l’Italia che Berlusconi rappresenta. Chiedo se la Svezia, dopo un anno e mezzo, corrisponda ancora a queste alte aspettative. Faccio notare che anche qui c’è l’ingiustizia sociale, la solitudine, il mobbing, le persone che soffrono e si uccidono. “Oh, sì, me ne rendo conto, naturalmente, sono cose che succedono in tutti i paesi, ma in una prospettiva internazionale questi problemi in Svezia sono molto più piccoli”, spiega Mauro.

Leggendo quotidianamente le notizie da casa e un po’ quello che succede in altri paesi del mondo, veramente si nota la differenza lo stesso.

Mauro Boffardo (sic! NdT), uno dei redattori del sito “Svedesi Dentro”, in cui si vede la Svezia come un modello e un paese in cui spostarsi.

Reporter: Lars Hermansson.

note:

1 Intendevo “Neighborhood”, come quartiere. Contaminazione dall’inglese! (NdT)
2 Oh Dio, ho risposto davvero “Credo quasi sicuramente di sì” ? (NdT)
3 In italiano nel testo (NdT)
4 In italiano nel testo (NdT)
5 In corsivo nel testo (NdT)
6 In italiano nel testo (NdT)

Attila: citazione illustre

Qualche settimana fa, guardando il celeberrimo film “Attila il flagello di Dio” insieme ad amici ahimè sensibilmente più giovani (le buie e piovose serate di Novembre portano a questo e altro), mi sono reso conto che una delle più riuscite citazioni-gag non era stata compresa.
Uno dei personaggi del film si chiama “Renaulto”, è un Gallo (francese, quindi), e viene trovato incatenato in un arena. La sequenza altro non è che la parodia di una bellissima (allora) pubblicità della Renault 18, diretta nientemeno che da Sergio Leone. I più… anzyani la ricoderanno per l’inossidabile slogan “Il Diesel si scatena!”.
Per colmare questa gravosa lacuna dei più ggiovani, ho messo le due sequenze a confronto 🙂 :

Per la cronaca, Renaulto più tardi nel film muore infilzato in combattimento, esalando queste ultime parole: “Io, Renaulto, trafitto da una Lancia!”.
Mi fa ridere della pubblicità, poi, che le catene non sono fissate in nessun modo alla macchina, se ci guardate bene 🙂

“Sta scherzando, Mr. Feynman!”

Sta scherzando, Mr.Feynman!La maggior parte delle persone che mi piacerebbe incontrare ha vissuto la parte più intensa della vita nella prima metà del 1900. In quel periodo, la scienza abbandonava i confini del visibile per inoltrarsi nel mondo dell’invisibile, proseguendo l’affannosa ricerca dello scoprire come il mondo funziona. In pochi lustri interagirono fra loro grandissimi scienziati, filosofi, matematici, mettendo in discussione tutto quello scoperto finora, rivoluzionando il concetto di realtà, affrontando lo spinoso problema dell’infinito e del pensiero logico, e creando in pochissimo tempo applicazioni pratiche dalla devastante portata, come la bomba atomica, l’informatica, e influendo su un periodo storico tormentatissimo come quello intorno alle due guerre mondiali.
Ogni volta che sento nominare “la leggenda degli uomini straordinari” non penso a presonaggi dei fumetti, ma a persone come Fermi, Einstein, Gödel, Oppenheimer, Turing, Russel, Bohr, Majorana, si potrebbe proseguire a lungo.
Una di queste persone è R.P.Feynman, premio Nobel per la fisica e, fra l’altro, membro di quel club assurdo che fu il centro ricerche di Los Alamos. Il suo libro autobiografico “Sta scherzando, Mr.Feynman!” non parla di inestricabili equazioni matematiche o di oscure interazioni atomiche, ma racconta aneddoti di tutta una vita.
Aneddoti certo pensati per divertire, ma che danno un’idea della grande personalità, delle qualità che hanno portato “Dick” a passare alla storia scientifica.
Feynman racconta di come sin da piccolo fosse sempre stato incuriosito dal sapere come lo cose funzionano, smontando e rimontanto circuiti elettronici e rischiando di mandare a fuoco la casa, di come imparò a scassinare cassaforti, a esercitarsi nella lettura del pensiero, a disegnare e suonare i bongos, a tecniche per rimorchiare le ragazze nei club di Las Vegas, imparare il giapponese, presiedere con frustrazione una commisione su libri di testo scolastici, trovare il modo per evitare di ricevere il premio Nobel per non avere scocciature.
Questo suo modo di vedere le cose, di viverle in maniera curiosa, dissacrante non ha certo semplificato la vita sua e delle persone che gli stavano intorno, ma fa capire come ad uno sguardo razionale possa apparire insensato il mondo delle uniformi, o della pomposità dei professoroni e delle cerimonie, se il vero obiettivo che si vuole raggiungere è la conoscenza.
Nonostante il suo poco rispetto per le autorità e per qualsiasi cosa imposta senza una comprensibile ragione, o forse proprio grazie a questo, infatti, Feynman ha dato contributi in moltissimi campi, non solo scientifici, e sempre trovando il modo di divertircisi.
Leggendo questi racconti ho trovato spunti di riflessione e ho davvero riso moltissimo, anche quando nel cuore della notte mi sono alzato per provare in cucina la triboluminescenza delle zollette di zucchero.
Adoro quest’uomo.

Cecità

cecitaIl mio primo impatto con J.Saramago, un libro che afferra e trascina negli abissi dell’animo umano come non mi succedeva da “Il signore delle Mosche”. La storia di una società in cui lo sguardo è rivolto esclusivamente all’interno di sè.
La trama post-apocalittica è raccontata in uno stile che lascia senza respiro, senza punteggiatura, senza separazione dei dialoghi, senza nemmeno il nome di un singolo personaggio.
Assolutamente consigliato, pur se un po angosciante.