C’è un aspetto della vita in questa grande città che non avevo messo in conto, o almeno non in queste proprorzioni: centinaia, forse migliaia di persone vivono qui come me, proveniendo da paesi diversi e con una rete di amicizie nuova e mutevole.
E’ molto facile e spontaneo quindi trovarsi, organizzarsi, condividere esperienze, così diverse e così simili. Come avrete potuto immaginare dalla diminuita frequenza dei post, molte poche delle mie serate sono spese in casa, nonostante l’autunno abbia già cominciato ad imperversare.
E la conoscenza della storia e delle persone di questo paese si mescola con strade provenienti da tutto il mondo, e un mare di lingue, espressioni, esperienze, tutte accomunate dall’inglese e dai tentativi di condividere una base di rudimentale svedese.
In queste settimane ho conosciuto una coppia italo-colombiana, un liutaio e una designer che condividono un appartamento e serate festaiole, un’impegata contabile italiana con la quale andare a vedere partite di hockey con giocatori che entrano in campo uscendo da un caminetto, sono uscito a prendere una birra con Dragomir e IIvan, due bulgari che raccontavano del cambio di regime dell’89 e di come fossero scappati dal loro paese a nuoto lungo un fiume (per essere poi arrestati), ed essere arrivati qui dopo aver lavorato in Messico, Germania “così per vedere come si vive in Svezia”. Ho conosciuto Mark, un economista in cerca di lavoro che gira per Stoccolma in bicletta e ha visto la neve per la prima volta qui insieme alla sua ragazza Svedese, perchè a Sidney dove viveva non era mai caduta. Sono andato a giocare a bowling con Chris e Andrew, ragazzi del nord Inghilterra che lavorano nei boschi e nei parchi come vivaisti e taglialegna, insieme ai loro colleghi Pasi, finlandese, e Violetta e Lukas, arrivati qui dalla campagna polacca dopo un periodo passato in Olanda.
Tutto questo raccontato e commentato con M, un’avvocato di Latina con la quale si scoprono caffè in tutti gli angoli della città (cerco, a fatica, di tenere aggiornata la Stoccolmappa, o di rubare foto da mettere su Flickr), oltre a sushi bar e posti in cui fare la spesa alla sera tardi, scambiandosi accenni di grammatica svedese.
Di storie interessanti se ne stanno profilando sempre di più. E come suggerisce uno dei miei romanzi preferiti, “Non si è completamente fregati finché si ha una buona storia da raccontare…“