In una delle prime sere libere da un paio di settimane a questa parte, ne ho approfittato per guardare le ultime puntate di una serie TV, una di quelle che parla di un gruppo di amici, tipo Friends, per intenderci. E sono rimasto spiazzato dal senso di abbandono che ho provato per i personaggi, personaggi fittizi, che ho conosciuto solo per poche settimane, ma a cui capita di affezionarsi, come può essere per personaggi di un libro, e che si sa non si reincontreranno più. Così, a volte, succede anche nella vita.
Facile che da li il pensiero si sposti a persone VERE, reali. I miei amici buzziconi, padri e madri di famiglia, ingeneri da reingegnerizzare, compagni di università (e io non sono mai stato iscritto a un’università), in procinto di sposarsi, sempre con un progetto in testa, salutisti insegnanti di Yoga, pugliesi, compagni di scuola, tenda, letto, penna, strada, amici immaginari, amici per cui si vede che il matrimonio proprio non era destino, amici con cui ho condiviso amori, con cui ho conteso amori, amici accidentali, designer emigrati, aspiranti allevatori di gatti, architetti, professori, chef, filosofi, amici leali, amici bastardi, amici infelici, amici in cerca di felicità , amici di anni o di poche ore, delle sere di capodanno, di palestra, di tornei di Unreal, di grigliate, amici talmente avanti che se si guardano alle spalle vedono il futuro, amici appena abbozzati, amici di amici, capelloni, disegnatrici di libri per bambini, gay, rivali di scacchi, amici con cui ho condiviso un lutto, amici parenti, amici di feed, avvocati, rivali a pigugno, con cui ho guardato il cielo stellato sdraiati per terra, che mi hanno accompagnato a casa e che si sono fatti riaccompagnare, amici persi, amici ritovati, amici mai andati via, amici che non ho ancora mai visto di persona, amici di cui so tutto di loro, di cui non so nulla, di ore di sonno perse, di ORE al teelfono, di magari una volta ogni morte di papa, di progetti mai realizzati, suonatori di chitarra, soprani, contralti, bassi e tenori, maestri, studenti, bancari, di lande desolate e di vette appenninche, che hanno cucinato per me, per cui ho cucinato.
Alla faccia di qualsiasi serie TV, di qualsiasi sceneggiatore.
E della nostra storia è scritto solo l’incipit. Amici, vi voglio bene.
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