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La serata di giovedì ha riacceso in me l’interesse per il biliardo, a cui non ho mai giocato spesso, e che ho sempre associato a circoli ARCI o scantinati scalcinati in posti di dubbia frequentazione.
Così stasera sono uscito per concedermi una pausa dal trasloco in corso (poi racconterò anche di questo) e sono andato in una delle sale che mastro Google consigliava, la JoLo & Co. Si trova vicino a Odenplan, una grossa piazza triangolare con locali, una chiesa piuttosto imponente, e una strana struttura in vetro. Ho aggiornato la Stoccolmappa.
Sulla strada il locale si presenta come un ristorante abbastanza elegante, e scendendo una rampa di scale si arriva al pub, con tavoli alti e una vetrata sulla sala, nel quale ho mangiato una speziatissima Caesar Salad Cajun, con gamberi al posto del pollo.
La sala da biliardo è curata e spaziosa, con 20 tavoli e una sala VIP (sic). La serata è stata piacevole, anche grazie a una grandiosa colonna sonora di classici rock anni 70, compresi due brani dei Pink Floyd!
La gente era molto varia, ma in genere tutto tranne che losca, e con una sorprendente percentuale di ragazze. C’era anche un nonno con una bambina!
Sono stato proprio bene, direi che sia un posto in cui tornare…
Campagna autunnale dell’IKEA: facce di tutti i tipi (alla “United colors of Benetton”, per intenderci)Â realizzate con i prodotti IKEA. La didascalia? “Evviva la diversità”.
Scrivo queste cose, ma, soprattutto se lavorate in un’azienda di informatica, non pretendo che crediate siano vere. Non ci credo neanche io del tutto.
Ieri pomeriggio ho partecipato alla prima riunione mensile del nostro reparto, anticipata sul nostro calendario elettronico condiviso, e marcata come dalle 3 del pomeriggio alle 5 con seguito a sorpresa fino alle 9.
Con non troppo entusiasmo, memore di riunioni del genere, e sprovvisto peraltro della versione Svedese del massimo divertimento possibile in quelle occasioni, ovvero il bingo delle cazzate, mi sono accodato ai miei colleghi per raggiungere la sala riunioni fisk (le sale riunioni sono due, fisk e fågel, l’equivalente dei nostri “acqua” e “fuoco” di quando, da bambini, si voleva guidare qualcuno alla ricerca di qualcosa).
Earavmo in tutto dieci: un paio di assenti, la responsabile delle HR, il CEO e un collega nuovo che in questo periodo è a casa con la licenza di paternità. Lo schema di queste riunioni è più o meno lo stesso ogni mese, gli argomenti trattati ieri sono stati:
1) andamento economico del mese scorso di tutta l’azienda, con attenzione maggiore, ovviamente, al nostro reparto.
2) variazioni dell’organico: 6 assunti negli ultimi 2 mesi, con breve presentazione di quelli in sala
3) Progetti acquisiti, in corso di acquisizione, e prospect
4) presentazione del corso di introduzione all’azienda: dato che sono state assunte molte persone di recente, il management ha paura che non ci sia sufficente attenzione all’inserimento di ciascuno. A partire da ottobre ci saranno alune giornate di corso con la storia dell’azienda, la condivisione dei metodi di progetto, spiegazioni sul funzionamento della burocrazia e delle policy. Oltre a questo, sono previste uscite di un paio di giorni per attività di “team making”, ad esempio con attività all’aperto nei boschi o in barca.
5) confronto aperto su come migliorare il nostro lavoro, strumenti, corsi, eccetera. A partire dalla prossima riunione ci sarà un momento di condivisione tecnica in cui una persona, interna o chiamata dall’esterno, parlerà di nuove tecnologie, oppure di cose che si sono imparate negli ultimi progetti.
6) raccolta di idee per le attività da fare dopo le prossime riunoni: è abitudine infatti chiudere le riunioni mensili con una cena insieme e un’attività extra lavorativa. Le ultime quattro: laser tag, gara podistica, bowling, gara di equitazione. Nuove idee, accolte con entusiasmo: sessione di cucina, kayaking, paintball, curling, pattinaggio su ghiaccio.
Io mi stavo quasi commuovendo, quando sono arrivate le cinque. E’ giunto il catering con la cena, e mentre si mettevano i vassoi in tavola siamo andati in cucina a prendere piatti, bicchieri e posate.
A tavola si è chiacchierato di tutto tranne, per regola ferrea, di lavoro.
Il menu comprendeva spiedini caldi di salmone, spiedini caldi di pollo, lime, basilico e semi di zucca, tacos avocado e salmone, una specie di gnocco al forno con basilico, una Caesar Salad con pollo crostini basilico pomodorini e formaggio parmesan-like, e tartine al caviale, basilico e uva passa.
Il tutto accompagnato da bevande analcoliche ed esotiche come bibite biologiche al lampone, al mirtillo, e altra frutta.
Finita la cena abbiamo sparecchiato in pochi minuti (ciascuno il suo), e si siamo preparati alla seconda parte della serata, con programma a sorpresa. Ci siamo divisi in 2 macchine e un Taxi (pochissimi vengono al lavoro in auto) e ci siamo diretti fuori città, in un complesso industriale. Il tempo di salire in ascensore, ed è presto svelata l’attività a sorpresa: una gara di Go-Kart!
Bardati di casco e tuta siamo saliti a bordo dei mezzi, e dopo una decina di minuti di qualifiche si è decretato l’ordine di partenza della gara vera e propria. Ho tenuto discretamente a galla l’onorabiltà della mia provenienza dalla Terra dei Motori, con un quarto posto che poteva anche essere podio, non fosse stato per un paio di bandiere gialle che hanno annullato il distacco dal mio inseguitore, che mi ha sorpassato sul finale 🙂
Molte risate, chiacchiere, e mi stavo preparando per uscire, quando in realtà ci siamo spostati in un’altra sala, attrezzata con giochi di vario tipo; il nosto programma comprendeva:
Rodeo su toro meccanico
Lancio dello stivale
Gara di piantamento chiodi in un ceppo di legno
Air Hockey
Dopo una piccola pausa in saletta apposita con frigo e birre a servizio libero (VERA Heineken al 5% di gradazione alcolica!), il gran finale, con un torneo di biliardo.
Dopo la premiazione simbolica dei vincitori della serata (applausi), tutti di ritorno a casa, io sono arivato verso le dieci e mezza.
In tutto, cinque ore e mezza di riunione, oltre ogni aspettativa!
Io continuo a chiedermi se sia davvero possibile che si possa lavorare in un ambiente del genere. Spero solo che non mi succeda quello che è succede in questo cartone animato di Dilbert… (abbiate pazienza, non l’ho sottotitolato. E’ un modo come una altro per ripassare l’inglese 🙂 )
Il sottoscritto si è appena regalato un biglietto per il concerto di Katie Melua al Globen (che e´questo posto qui), il 7 Ottobre prossimo. Biglietto elettronico con scelta del posto a sedere, ovviamente.
Il Globen é diventato uno dei simboli della skyline di Stoccolma, lo si trova stilizzato persino sulla stoffa dei sedili della metropolitana. Questa specie di enorme palla da Golf si vede da quasi qualsiasi punto della città, e la sua superficie bianca è colorata, di notte, da luci di mille colori, che creano disegni e sfumature, in genere in “tema” con l’evento in corso. Seguirà reportage.
I miei racconti della vita qui a Stoccolma, a quanto pare, stanno avendo successo, sto ricevendo commenti e mail da alcune altre persone interessate a vivere, lavorare, o semplicemente passare del tempo in Svezia. Una di queste persone vive in Italia, ma é profondamente innamorato della Svezia, tanto da gestire un sito / community chiamato SvedesiDentro.it, con informazioni sulla vita qui, e storie e commenti di vari emigrati, in corpo o anche solo in spirito. Orbene, questa persona mi ha chiesto di collaborare, ed io ho accettato di buon grado. Da oggi, potete trovare qualche mio contributo anche su quel blog. All’inizio credo saranno copie di post già pubblicati qui, poi vedremo se avrò modo e soprattutto perizia per scrivere contenuti originali 🙂
In occasione della visita di Gianmarco e Francesca ho riscoperto la vena turistica accantonata in queste ultime settimane di lavoro e di pioggia. A parte il canonico giro in centro, ne ho approfittato per tornare con il sole ed il caldo (20 gradi) il Vasa Museet (oggi sono troppo pigro per spiegare cos’e, per fortuna c’é Wikipedia), il parco / zoo all’aperto di Skansen, e concludere con una vodka ghiacciata all’Ice Bar, dove equipaggiati di mantella e manopole si può conversare amabilmente in un locale (piccolino, in verità) con arredo e pareti costruite esclusivamente di ghiaccio…
A parte il giapponese in infradito e la ragazza in sandaletti aperti che aumentavano esponenzialmente il senso di freddo, l’effetto delle luci blu e della vodka colorata nei bicchieri di ghiaccio é stato notevole!
Ho sparpagliato un po di foto su flickr, ecco i link ai tre album:
… che non é svedese, ma versione generico-dialettale di “roba da matti”.
Oggi in ufficio c’é un gran discutere su cosa regalare ad un collega che compie trent’anni, perché in occasione degli anni “pari” la ditta -e sottolineo: la ditta, non i colleghi – non si limita a regalare ordinari biglietti del cinema o mazzi di fiori, ma fa un ragalo “come si deve”. In ballottaggio per ora un fine settimana in una capitale Europea, una fotocamera digitale o dei buoni acquisto, non molto ben visti perché impersonali.
no no no, qui da qualche parte ci DEVE essere la fregatura….
Con oggi si inaugura il primo viaggio in Aeroporto a riportare o accogliere amici in visita. Due amici di passaggio dalla Danimarca (!) tornano in Italia, mantre altri due arrivano da Creta, passando per Bergamo.
Ryanair attera solo a Skavsta, un posto in mezzo a una distesa di pini e betulle a un passo dal mare, 90 km a sud di Stoccolma. C’è un autobus di collegamento per ciascun volo, ma quello da BG atterra alle 23:30, e non è una buona cosa per chi arriva per la prima volta in città trovarsi poi verso l’una di notte in Stazione Centrale.
Così mi presto di buon grado a fare da staffetta per gli ospiti 🙂
Dato che non posseggo ancora un’auto, inutile all’interno dell’iperconnessa capitale, ne ho noleggiata una. Invece di rivolgersi a Hertz o Avis, qui c’è un sistema più furbo ed economico: la Statoil, una marca di distributori, consente di prenotare sul sito un’auto a noleggio, da prelevare o depositare in una delle moltissime stazioni di servizio.
Così, partendo nel primo pomeriggio dal distributore vicino all’ufficio, ho accompagnato i due partenti, e visto che avevo qualche ora da aspettare fino all’arrivo dei successivi turisti, sono andato in esplorazione. A sud di Nyköping, su un frastagliato promontorio, c’è la piccola cittadina di Oxelösunds, versi cui mi sono diretto per vedere finalmente il mare aperto.
La cittadina in se è solo il contorno di un porto industriale, in cui navi cargo vengono caricate e scaricate da enormi gru e benne, e giganteschi camion con ruote di due metri girano come grossi calabroni in mezzo a nastri trasportatori e binari, con il loro carico di minerali o rottami di ferro. Mi ero trovato davanti a cose così solo nelle vetrine di giocattoli da spiaggia 🙂
Sulla costa sud invece c’è un’area naturalistica e il porto “civile” (come si dice?), e ho proseguito lì la mia esplorazione. Ho parcheggiato davanti alla darsena, insieme a varie famiglie che, cariche di valigie e provviste, si accingevano a cominciare il loro fine settimana in barca, o su qualche isoletta vicina.
Un sentierino partiva dal parcheggio per inoltrarsi nel bosco, e, dato che aveva piovuto da poco, l’odore penetrante di bosco, felci e funghi si mescolava a quello salmastro del mare.
Il sentiero prosegue, ben segnato, lungo il perimetro del promontorio, e del bosco, alzandosi su scogliere rocciose o abbassandosi al livello del mare. La riserva è stata creata convertendo un vecchio presidio militare, e in mezzo agli alberi, o incastonati nella roccia difronte al mare, si incontrano vecchi cannoni di artiglieria, botole con spesse porte di metallo degne dei migliori episodi di Lost, “tane di volpe” e persino un radar.
All’estermità sud alcune costruzioni in legno rosso, la principale dotata di una specie di piccolo campanile, circondano quello che sembra l’ingresso di un forte costiero scavato nella roccia.
A giudicare dalle panchine disposte in circolo e dai cartelli sembrerebbe che periodicamente si tengano visite guidate, ma ormai si sta facendo buio, il cielo e il mare si tingono di rosa, e non c’è assolutamente nessuno in giro, unico suono il placido sciabordio delle onde.
Dopo essermi goduto il momento sono tornato al porticciolo, dove, sotto una enorme statua di metallo lucido e significato criptico, ho cenato al “Sailor”, un ristorantino di legno, adorno di reti da pesca e modellini di navi, e con tavoli all’aperto allineati sopra al frangiflutti roccioso di ingresso alla darsena.
Quando le giornate cominciano ad accorciarsi, c’è una tradizione che gli svedesi amano onorare per celebrate degnamente la prossima fine dell’estate: la Kräftskiva, o Crayfish Party.
I Crayfish sono una razza particolare di crostacei simili ai nostri gamberi di fiume, o piccoli astici. Sono stati una specialità del paese da secoli, fino a quando, per evitarne l’estinzione, sono state applicate restrizioni alla pesca, che può iniziare solo dopo il 7 agosto. Da allora agosto è diventato il mese delle “feste dell gambero”.
Durante queste feste ciascuno mangia grandi quantità di gamberi, marinati in un guazzetto a base di erbe, e ingolla sorsate di “snaps”, vodka o acquavite aromatizzate anch’essa con erbe, cantando canzoni a tema, di solito fino a notte fonda.
Queste feste si svolgono sempre all’aperto, a volte iniziando sin dal mezzogiorno, aspettando l’arrivo dei “festeggiati” con giochi tradizionali, in mezzo a decorazioni particolari, lanterne e persino tovaglioli e cappelli. Quando l’ospite arriva con i primi pentoloni, si leva la prima canzone da bevuta, Helan Gär, “ecco che arriva il primo”. Si comincia a succhiare il primo gambero, seguito da un sorso di Vodka, e poi si prosegue per ore, esplorando il repertorio di canzoncine.
In genere, una volta finiti i gamberi, si prosegue direttamente con la snaps 🙂
È da notare che, dato che la vendita di alcolici sopra i 3,5 gradi fuori da pub e ristoranti, birra e vino inclusi, è vietata dalla legge, gli svedesi fanno provviste nei negozi del monopolio di stato, uno dei pochissimi posti abilitati alla vendita, e aperti solo in certi orari di alcuni giorni della settimana.
Oggi, qualche giorno prima dell’effettivo giorno di paga (in modo che potessi controllare se ci fossero errori PRIMA di fare il bonifico), mi é arrivato per posta il PDF della busta.
Quando l’ho aperto mi sono messo a ridere, non tanto per i numeri, ma per la forma e la quantità delle informazioni necessarie per una busta paga: Indirizzi, conto corrente, ore lavorate, lordo, percentuale di tasse, netto. Fine.
In fondo al documento il prospetto dell’anno, 2 numeri: quanto guadagnato sinora, importo del conguaglio previsto alla fine dell’anno. Se non foste familiari con il concetto italiano di busta paga, ecco un confronto con l’ultima mia busta, che credo dia l’idea 🙂