Sapevo che allaa conferenza di Jena sarei dovuto arrivare preparato, ma non immaginavo si dovesse trattare di preparazione fisica!
Martedì io e un mio collega siamo partiti alle 8 alla volta di Jena, in Turingia (regione della ex Germania Est), per una smacchinata di 8/9 ore. All’altezza di Monaco non abbiamo potuto fare a meno di fare una pausa, scegliendo il paesino di Ayingen, famoso per la sua birra. Nel tipico ristorante al centro del paese, con corna di cervo e quarti di pancetta affumicata alle pareti, un discreto numero di persone anziane con il loro boccale da litro, ciascuno di forma corrispondente ad una esatta tipologia di birra. Il bicchiere più piccolo in commercio equivale alla nostra birra media, e viene bevuto tranquillamente, confidando che i bratwurst e i sauerkraut di rito ne smorzino l’effetto, insieme al tazzone di caffè.
Il viaggio prosegue tranquillo per tutto il pomeriggio, fino a Jena. Pausa in albergo, e poi ritrovo al PaperMuhle, con un paio di dozzine di tedeschi, belgi, inglesi, svedesi, norvegesi, cecoslovacchi e italiani assortiti, da fare invidia alla più tradizionale delle barzellette. Anche se io avrei già fatto giornata, ci viene offerta una birra di benvenuto. Quando siamo tutti al completo, parte un giro illustrativo dell’edificio, che altro non è che una birreria. Alla fine della visita con un entusiasta mastro birraio che illustrava in inglese le procedure (scivolando inavitabilmente nel tedesco alla fine di ogni frase), ci attende una fila di boccali per l’assaggio della loro birra chiara (assaggio equivalente a poco meno di una lattina). E poi, della birra chiara speciale. E poi, della birra scura. E poi, della birra scura speciale. I teutonici sorridevano e tracannavano come acqua fresca, io a stomaco vuoto agognavo ad almeno un preatzel. Tornati a tavola, cena con boccale di birra: l’acqua non è nemmeno contemplata.
Almeno una passeggiata nelle vie di Jena schirisce le idee, e una consultazione al programma descrive la cena come “welcome dinner – complementary drink inlcuded”. Non scherzano!
La mattina dopo la conferenza nella Intershop Tower, una grattacielo di 28 piani di cristallo che si innalza da una cittadina medievale mitteleuropea. Cinque anni fa la battezzai Barad-dûr 🙂
Tutti sono in “costume” (giacca cravatta e qualche sparuto tailleur), e nonostante (o grazie?) l’alcool della sera prima, tutti sono sereni e sorridenti, e si lavora in serena armonia per il buon futuro dell’e-commerce, godendo per pranzo del ristorante panoramico all’ultimo piano.
La riunione di lavoro si conclude a trallucci e vino (o meglio, a Birra e Praetzel) in un ristorante, e successivamente all’Avana Club, per rafforzare le partnership. Una buona dose di sonno è poi necessaria per il viaggio di ritorno di oggi, con seconda (e decisamente meno.. trasgressiva) tappa a Monaco, e svalicamento in patrio suolo.
E domani è venerdì.