Diario d’Irlanda, 23 Luglio 2006

23 Luglio, Galway - Westport
Clock Tower Pub, Westport, 23 Luglio 2006, 21:40

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http://www.kingafreespirit.pl

(seconda pinta, e uno con la chitarra che canta “walk on the wild side”). Giornata degli
autostoppisti, oggi. Prima una coppia di ragazzi tedeschi che ho portato con me a Galway, non ricordo
i loro nomi.
Mi sono deciso a visitare Galway solo per le descrizioni entusiastiche che me ne hanno fatto tutti.
E’ una cittadina graziosa e vivace, ma la sua essenza, a parte la variante di una gradevole
piazza/parco, sono le vie di negozi, che fra l’altro, essendo Domenica mattina, erano in buona parte
chiusi.
E’ cominciato improvvisamente un acquazzone, ed avendo lasciato l’impermeabile in auto, mi sono
rifugiato in un negozio di souvenir.
Ha smesso di piovere solo quando ho comperato qualcosa, e il sospetto che sul tetto ci fosse qualcuno
con una canna pronto a far piovere a comando era forte. 🙂
Uno dei simboli più conosciuti di Galway è il Claddagh Ring, caratteristico di un quartiere che un
tempo aveva una propria identità e persino un proprio re (oh, che bello, nel frattempo il ragazzo con
la chitarra ha iniziato a cantare ballate irlandesi!)
L'”Anello Claddagh” è composto da due mani che reggono un cuore incoronato, come questo:

Le due mani rappresentano l’amicizia, il cuore l’amore, e la corona la fedeltà . Se viene portato, da
uomo o donna, con la punta del cuore rivolta al polso, significa che si è impegnati. Se la punta el
cuore è rivolta verso l’esterno, si avvisa che si è in cerca dell’anima gemella.
Lascio Galway per dirigermi a nord verso la città di Cong, famosa per la sua abazia. Lungo la strada
vedo in mezzo alle pecore delle rovine, e scopro che si tratta del Ross Friary, un convento
francescano non contemplato nella guida.
A parte la solita devastazione ad opera di Cromwell -ma è stato ovunque, quest’uomo!- è in perfetto
stato. C’è ancora la torre, il forno della cucina, e anche una vasca dove i frati allevavano il
pesce. Il tutto, come al solito, senza chiusure, cancelli o transenne, e sorvegliato da nugoli di
pecore.
Proseguo per Cong , e una volta giunto mi ritrovo in un paesino che non regge il confronto con quanto
ho visto sinora. A parte la curiosità di una piccola costruzione in pietra usata dagli abati per
pescare (un filo collegato alla rete faceva suonare un campanello nella cucina dell’abazia, quando un
pesce si dibatteva), non c’è niente di particolare.
E’ vero, c’è un castello/hotel fra i più esclusivi al mondo, ma è circondato da mura e si paga anche
solo per entrare nel giardino…
In realtà in paese sono tutti fieri del fatto che vi sia stato girato “The quiet man“, “L’uomo tranquillo”, da Ford, nel
1952.
Un po’ pentito della lunga deviazione (se non fosse stato per Ross, che per me vale 10 volte Cong),
punto verso est per inoltrarmi nel cuore del Connemara.
Questa regione è la più selvaggia che abbia visto sinora in Irlanda. Montagne alte e scure incoronate
di nubi, e ai loro piedi immense praterie costellate di miriadi di laghetti. Le nuvole corrono, e i
colori cambiano come in un caleidoscopio.
Torno verso il mare, arrivando a Roundstone, dove proprio oggi c’è una gara di canottaggio. La via
del paese (l’unica) è gremita di gente, e sul mare pieno di isolette veleggiano le imbarcazioni
tipiche di Galway, dallo scafo nero e dalle vele color ruggine.
Risalgo la costa, con le sue candide spiaggie, fino a Clifden, dove inizia la Sky Road, la strada del
cielo.
Percorre in tutta la sua lunghezza una penisola montuosa, stando quasi sul crinale. La vista, ora che
è spuntato il sole, è come al solito fenomenale. Sul punto più alto ed esposto c’è una bellissima
villa moderna in vetro e pietra, se a qualcuno interessa è in vendita.
Torno sulla N59 in direzione del Parco Nazionale del Connemara, ma è già chiuso. Davanti agli uffici
raccolgo Anna e Peter, due ragazzi polacchi che cercano di raggiungere Westport. Lei ha un mazzolino
di fiori sullo zaino, lui ha un tubo di PVC trasformato nello strumento tipico degli aborigeni
australiani (un Didgeridoo).
Mentre fuori dal finestrino passano panorami indescrivibili (insieme alla Dingle Peninsula è uno dei
tratti più belli che abbia percorso, sinora), e l’abbazia di Kylemore, chiusa anch’essa ma visibile
al di là di un piccolo lago, facciamo due chiacchiere.
Mi chiedono che lavoro faccia, e quando rispondo “programmatore” ottengo la risposta standard
“..Ah…” e qualche istante di imbarazzato silenzio. Io chiedo la loro occupazione: Peter è un
musicista, e suona il flauto. Lei tentenna un po’, poi ammette che sta studiando marketing (“you
belong to the dark side!”, mi vendico 🙂 ) , ma aggiunge che probabilmente non sarà il suo
lavoro.
Lei ha vissuto un anno qui in Irlanda, e adesso si sta prendendo un periodo di vacanza con il suo
ragazzo.
Una coppia di ragazzi polacchi di loro conoscenza ha fatto il giro del mondo in autostop, in cinque
anni, e ha tenuto un diario. Il diario e le foto sono sul sito che Anna ha scritto qualche pagina
fa.
Le chiedo aiuto, in qualità di esperta di marketing, per trovare un lavoro da utilizzare come
copertura per evitare di dire che sono un programmatore, e far scappare gli interlocutori.
Mi propone cantastorie, e in un pub irlandese potrebbe anche funzionare (sostengono la conversazione
anche se dici di essere avvocato o commercialista, figuriamoci), ma in Italia non credo. Ci lavorerò
su.
Ci salutiamo a Westport, la mia intenzione è allontanarmi dalla città per dormire in un paesino.
Dopo qualche tempo di consultazione di guida e cartina mi rendo conto che non c’è molto altro
intorno, per cui decido di fermarmi qui anch’io, ma purtroppo ho già perso Anna e Peter di vista.
Westport è carina. C’è un fiume decorato con fiori gialli e viola, ed alcune vie graziose. Nella
piazza principale c’è un alto piedistallo, che reggeva la figura di un banchiere locale.
Durante la rivoluzione la scultura fu abbattuta e decapitata, e oggi al suo posto c’è San Patrizio in
toga romana e bastone con serpente.
A proposito di St.Patrick, qui vicino c’è un monte sul quale si dice che San Patrizio si sia ritirato
per 40 giorni, portando la cristianità in Irlanda e (già che c’era) liberando l’isola dai serpenti
velenosi. Ogni anno frotte di pellegrini salgono sul monte a piedi nudi per chiedere una grazia o
espiare qualche peccato. Il monte si chiama Croagh Patrick, e sulla sua cima c’è un grande
santuario.

~*~

Mi rendo conto che non ho ancora parlato della radio e della televisione irlandesi!
La mia esperienza televisiva si è conclusa la prima notte in un B&B, erano disponibili una trentina
di canali: su quelli pari davano una serie TV, “Gray’s Anathomy”. Su quelli dispari un’altra serie
TV, “CSI”.
Fa eccezione, sul primo canale, la signorina delle previsioni del tempo, che però parla in gaelico,
rendendomi impossibile approfondire la nostra relazione.
La radio è molto più interessante: in generale c’è sempre qualcuno che parla, e la musica è
utilizzata più come intermezzo. Oltre a qualche radio privata locale (molto rara) c’è Today FM,
intervalla news e musica commerciale.
Poi c’è RTELYRIC, opera 24 ore su 24, più una sezione dedicata alle colonne sonore dei film.
La
mia seconda preferita è RTENAG, che trasmette musica tipica e tradizionale irlandese; gli speakers
parlano solo gaelico, e questo la rendo un po’ noiosa durante gli interminabili dibattiti (non
chiedetemi su cosa).
La vera perla è RTE2, con lo speaker (Marty Whelan)
che manda in onda le telefonate della gente da casa. Quando ho letto di questo nel libro “Mc Carthy’s
Bar” di Pete McCarthy -consigliatissimo!- pensavo che fosse un’esagerazione, invece è tutto vero!
Gli argomenti top della settimana, tanto eclatanti da essere mandati in onda durante la replica del
sabato mattina, sono:
1) un’ondata preoccupante di casi di gente che si trova serpenti in casa (alla faccia di
St.Patrick)
2) un tizio che ha a casa una pellicola 35mm originale di “Bambi”
3) Due boss della malavita irlandese ritrovati in spagna dentro a un pilone di cemento
Oggi, Domenica, la trasmissione non è andata in onda, e ne ho sentito la mancanza!

~*~

Quando il cantante ha finito, i miei compagni di tavolo (olandesi) si sono alzati, e ci siamo
salutati.
Le luci del bancone del bar sono spente, e una ragazza ha tirato giù le veneziane, direi che il pub
si stia preparando a chiudere. Sono le 11:50, dopotutto, e questo è il mio record di bagordi!
Fuori, il primo autentico buoi che mi sia capitato di vedere.
Una ragazza del luogo (Marion, come la mamma di Ricky in Happy Days), mi ha visto scrivere per tutta
la sera, e mi ha chiesto cosa stia raccontando, e soprattutto come possa farlo mentre canticchio la
musica in sottofondo.
Ci siamo messi a chiacchierare, e mi ha raccontato che ha la mia età , tre figli, che è una pittrice,
e che conosce molti italiani, due dei quali suoi “colleghi”, e che Angelo, un conosciuto esponente
della comunità italiana di Westport, è morto il sabato prima, perchè non voleva mai mettersi le
cinture di sicurezza, e ha fatto un incidente con il suo fuoristrada, ed è stato sbalzato fuori, lui
del resto…
-Ha proseguito con questo tenore per dieci minuti buoni, lasciando trasparire
interessanti dati demografici (Westport, una “signora” città , conta 5000 abitanti, di cui 1200
polacchi). Mi ha raccontato che più a nord c’è un’isola particolare, con una grossa montagna
nera.
Alle sue pendici c’è un villaggio fantasma, dal quale, durante la Grande Carestia del 1800, sparirono
improvvisamente 2000 persone, lasciando abbandonati i loro miseri averi. Domani vado ad indagare.

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