Ok, visto che la questione ha suscitato un certo
interesse, vediamo di presentare qualche aggiornamento. Con la privacy del caso, che qui siamo sulla pubblica
piazza.
Durante il famoso pranzo pomeridiano io e l’intestataria del risotto knorr (chiameremola “W.”) ci siamo messi d’accordo
per andare insieme al concerto di Elisa al Mu.Vi. a Modena. Avrei volentieri offerto il biglietto, non fosse che grazie
a conoscenze saremmo potuti entrare gratis. Così ci siamo accordati per un aperitivo in un eno cafè (sic transit
gloria mundi) del centro, e poi il concerto.
L’ingresso “a scrocco” viene gentilmente offerto da “L.”, ex moroso “storico”, ma visto che sono in vena di citazioni
latine, pecunia non olet, per cui va bene così.
Viene l’ora fatidica, e mi accingo a lasciare l’ufficio per raggiungere quel di Modena.L’uscire dal guscio dell’aria condizionata ha un impatto devastante: alle 8 di sera ci sono 36 gradi, e un umidità da
giungla del Borneo. Mi faccio strada attraverso il centro per raggiungere la meta, e l’iniziale baldanzosità comincia
lentamente e letteralmente a scigliersi in rivoletti.
L’attesa non è vana, W. si presenta in tutto il suo splendore biondo, mini verde e maglia bianca
di-quelle-asimmetriche-con-una-spalla-scoperta. Il sorriso si vede da in fondo alla strada, veramente notevole.
Al suo fianco “L.”; non me lo aspettavo, ma forse avevo capito male; comunque ci da istruzioni su come entrare.
“Ma guarda un pò”, penso io, “chissà se io avrei voglia di trovare due biglietti per la mia ex e un altro, qualunque
siano le sue intenzioni… ammirevole.”
Un aperitivo al fresco, e attraversiamo il parco, dove un usciere compiacente ci fa entrare dal cancello di servizio.
Il posto è piacevole, molta gente “guru” style alla quale non sono abituato, ma non c’è davvero male.
Troviamo una specie di terrazzino, ci organizziamo con delle sedie, e il concerto inizia. Elisa è davvero brava,
l’atmosfera è stupenda, due ore di spettacolo e canto molto, molto belle.
Sono dell’opinione che il numero “3” nelle uscite sia assolutamente micidiale: al momento di sedersi c’è un attimo di
incertezza sulla determinazione della formazione (chissà se W. se n’è accorta); ok, con uno scambio di sguardi si opta per
una salomonica posizione centrale di W. . Forse non del tutto opportuna, dato le circostanze, ma la mia amigdala avverte una specia di rivalità
atavica per la delimitazione del territorio. Ma in fondo io sono lì per godermi la serata e la compagnia, mi rilasso,
sono tranquillo.
Del resto L. è veramente molto gentile ed amichevole, nonchè di compagnia.
Forse il discorso della delimitazione del territorio è condiviso, visto che L. si alza per urinare, e ritorna
offrendo tre birre gelate. Lancio un segnale distensivo e accetto di buon grado la birra, sebbene io NON LA POSSA
ASSOLUTAMENTE SOFFRIRE. Ma tantè, ci sono calici amari ben peggiori.
Il fatto che nel rumore si possa parlare a due a due crea una strana sensazione di “time sharing”, ma magari me la sto
immaginando io. Certo la delimitazione del territorio prosegue (“mi tieni il cellulare nella borsa”, ecc.. ecc…)
Il concerto prosegue, nuova pausa bagno, secondo giro di birra, peraltro non preavvisato, non posso nemmeno
ricambiare.
A un certo punto tocca a W. andare in bagno, e durante la sua assenza L. si pronuncia in un discorso su come sia
innamorato di lei, di quanto sia la donna della sua vita, e del “chissà percè sto dicendo queste cose proprio a te”
(già , chissa?). So che è stato lui a lasciare lei a suo tempo, e chiedo con nonchalance come mai si siano “smorosati”, e
ottengo tutto un elenco di motivazioni, comprese tristi storie in famiglia. Questa cosa non ha proprio l’effetto di
mettermi a mio agio, ma continuo a essere me stesso senza troppe preoccupazioni.
Il concerto e le birre finiscono, forse c’è la possibilità di andare nel backstage, ma sfuma, peccato. Troviamo un amico
comune e decidiamo di andare a mangiare qualcosa.
Io ho parcheggiato in culo al mondo, e così saliamo sulla nuova Mini Cabrio arancione metallizato di L., mi
accompagnano, salgo sulla mia Skoda Fabia (che è la macchina della ditta, che non aveva senso tenere la mia, che.. ma
vallo a spiegare) e seguo i due, e guardo da lontano i capelli biondi al vento.
Andiamo così nel parco Amendola, una bella oasi di verde dove alla sera decine di persone prendono il fresco e se la
contano sui prati. W. è felice, gira, conosce un sacco di gente, ha lavorato praticamente in ogni locale dell’urbe.
Riesco ad evitare una terza birra (che mi sarebbe fatale, avevo già la nausea), e finalmente riesco a ricambiare le
birre.
La cucina è ormai chiusa, contattiamo un amico loro che giunge con delle pizze, così ci mettiamo sul prato a mangiare
pizza con le mani e chiacchierare, da tre siamo passati a quattro e arriva presto anche un quinto.
Sono tutti “GURU style” e lavorano nel campo dello spettacolo, si discute di eventi, concerti e locali trendy. Io in
jeans e maglietta mi sento un pò un marziano, quando poi mi chiedono che lavoro faccio (ahi!) e rispondo “il
programmatore”, ho la sequenza classica: prima un “ah….” e poi “quindi tu lavori tutto il giorno davanti al computer”,
con incredulità e una vena di compassione nel tono, come se avessi detto “sposto letame in un allevamento di Yak”. Prima
o poi risponderò davvero così.
Sarebbe il momento giusto di spiegare Why Geeks and Nerds Are Worth It, ma
mi mancano le forze.
Sopraggiunge il termine della serata, e nei 10 metri per arrivare alle macchine sorge all’orizzonte l’enorme e
silenziosa questione del “chi la accompagna a casa?”
Io ne ho avuto abbastanza, e con uno scambio di sguardi con L. rinuncio a gareggiare, osteggiando comprensione e
“cameratismo”. Del resto, se lei non davvero non ne vuole più sapere, si tratta di una polpetta avvelenata per lui. Se
invece avesse fosse ancora interessata, sarebbe stata una polpetta avvelenata per me…
Così arrivo a casa alle 3, e penso che in fondo, anche se ho raccontato queste cose, è stata una serata divertente e
interessante, e mando un SMS per ringraziarla, che diventa un po lunghetto cercando di raccontare più o meno quello che
ho raccontato qui. Non ho ancora ricevuto reazioni, chissà !
Comunque giovedì prossimo gioco in casa (letteralmente), in un ambiente ben più familiare, dove posso essere me stesso
senza sentirmi un alieno sceso dal monte con la piena. Poi, vedremo…
Soddisfatti, stavolta?
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Giovedì, come t’ho detto non ci sarò, ma il tifo lo farò… con il pensiero!!!
Cmq anche se non so le sue storie con qs ex, penso che se lei ti ha invitato ci sarà un motivo, altrimenti… non ha proprio capito come gira il mondo!!
Bhe è così brutto dire faccio il programmatore??? Certo se A. avesse un’enoteca sarei più contenta, ma ognuno ha i suoi difetti!!!! Scherzi a parte, tra un “GURU style” e un “Developer style” preferisco il secondo, il primo è troppo falso e come tutte le mode… finisce, mentre il secondo è sempre una sorpresa, e poi ha la funzione Ctrl+Alt+Canc!
Una domanda… ma lei legge il tuo sito?!
in bocca al lupo
Anto
Beh, questa è una buona domanda.
In un certo senso spero di sì, perchè queste cose, le avrei volentieri dette(/le direi/le dirò) direttamente anche a lei, non ha parte in nulla di spiacevole della serata, anzi!
Mauro ho passato teoria dell’incertezza, 21, ma chissenefrega!!!
Tutto è possibile!!!
Miracles do occours!
E poi 21 è la metà di 42, che è la risposta alla domanda sulla vita, l’universo e tutto quanto, è un segno!