Sapevà telo!

Fin dal quarto secolo A. C. i romani pagani rendevano omaggio, con un
singolare rito annuale, al dio Lupercus. I nomi delle donne e degli
uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un’urna e
opportunamente mescolati. Quindi un bambino sceglieva a caso alcune
coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità affinché il
rito della fertilità fosse concluso. L’anno successivo sarebbe poi
ricominciato nuovamente con altre coppie.

Determinati a mettere un termine a questa ottocentesca vecchia pratica,
i padri precursori della Chiesa hanno cercato un santo “degli innamorati
per sostituire il deleterio Lupercus. Così trovarono un candidato
probabile in Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa
duecento anni prima. Il bambino venne riciclato per fare le estrazioni
del lotto alle otto.

A Roma, nel 270 D. C il vescovo Valentino di Interamna, amico dei
giovani amanti, fu invitato dall’imperatore pazzo Claudio II e questi
tentò di persuaderlo ad interrompere questa strana iniziativa e di
convertirsi nuovamente al paganesimo. San Valentino, con dignità ,
rifiutò di rinunciare alla sua Fede e, imprudentemente, tentò di
convertire Claudio II al Cristianesimo. Il 24 febbraio, 270, San
Valentino fu lapidato e poi decapitato. Divenne così protettore degli
innamorati e di chi non si fa i cazzi suoi.

La storia inoltre sostiene che mentre Valentino era in prigione in
attesa dell’esecuzione, sia “caduto” nell’amore con la figlia cieca del
guardiano, Asterius, e che con la sua fede avesse ridato miracolosamente
la vista alla fanciulla e che, in seguito, le avesse firmato il seguente
messaggio d’addio: ” dal vostro Valentino, ” una frase che visse
lungamente anche dopo la morte del suo autore…”. La figlia del
guardiano, d’altro canto, non aveva mai imparato a leggere.