Mordechai Richler, 490 pag, Adelphi, 2000. â¬18,00(
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Stai viaggiando in macchina, diciamo da A a B, quando dai microfoni di RadioRai senti uno che fa: “vi invidio…invidio quanti di voi non hanno ancora letto “La versione di Barney”, perchè la potete leggere per la prima volta”.
Penso “eh la madonna”, ma che recensione appassionata! Non so chi sia questo Barney (quello dei Flinstones?), nè chi fosse il giornalista, ma un po’ come si fa quando si gioca a l’amico del giaguaro, alias briscola in 5, decido: “DO’ FIDUCIA”.
Non so voi, ma io quando leggo un libro, bene o male mi ci trovo “dentro”…cerco di immedesimarmi, di visualizzare situazioni, o semplicemente di trovare analogie col mio modo di essere, di pensare o con la realtà che vivo. Bene, questo libro è stato per me imbarazzante…e imbarazzante è stato sentire la mia morosa dirmi “cavolo, ma questo qui sei tu tra una ventina d’anni”.
Mi è sembrato di leggere una biografia interiore…i luoghi e gli episodi sono completamente differenti…questo Barney è un ebreo canadese, dedito all’alcool anzichenò, accanito fumatore, piuttosto ricco…ma è stronzo come me. Certi tiri mancini, certe reazioni…cavolo, avrei potuto scriverle io…eppure in fondo colgo la stessa fragilità , condita da quella sfiga universale che tutti noi accomuna.
Questo è fondamentalmente il motivo per cui mi ha davvero molto convinto. Ma voi, a parte Mauro, non siete miei separati-alla-nascita, e quindi difficilmente potrebbe farvi lo stesso effetto. Ve lo consiglio comunque perchè è un libro egregio, piuttosto diverso da quelli che fino ad oggi ho letto.
Il filo conduttore è esile, in sè…è l’autobiografia di questo personaggio, Barney Panovsky, che scrive per difendersi dall’accusa di avere ucciso un suo amico. Per farci capire come siano andate le cose, per risultare convincente, racconta la sua vita dalla gioventù ad oggi…un po’ come dire “vedrete quanto sono stronzo, antipatico, ubriacone, ma fondamentalmente sfigato e per nulla cattivo…e soprattutto non avevo alcun motivo per ammazzare Boggey, anzi!”.
Il libro all’inizio è piuttosto difficile da leggere, nonostante il linguaggio molto semplice…questo perchè si ha la tentazionedi trovare un filo conduttore tra gli episodi che narra. Rilassatevi: questo filo conduttore non c’è, o meglio, si tratta di stare alla finestra e di vedere tutte le cose che gli sono capitate, come appendici della storia principale che è quella dei suoi tre matrimoni e relativi fallimenti. Capito questo, il libro scorre con una velocità impressionante, carico di umorismo caustico e di arguzia, ahimè, ebraica…fino all’epilogo davvero degno di nota…nelle ultime dieci righe, in maniera assolutamente imprevedibile, c’è un colpo di scena che…e che colpo di scena sarebbe se ve lo raccontassi??
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Beh, allora mi sento chiamato in causa! Quella dovrebbe essere anche la MIA biografia, allora.. 🙂
Scherzi a parte, quando ho cercato “Barney” su BOL, hai idea di quanti libri dei Flinstones ho dovuto scorrere prima di arrivare a “la versionae” ? 🙂