E qui si arriva finalmente al
lato B: gli avventori
La ressa il giorno della Sagra inizia presto, anche se quest’anno cade di mercoledì. Alle nove di mattina, usciti dalla messa dedicata al patrono, la folla di contadini si riversa sul ristorante, onorando l’antica tradizione della colazione con il cotechino e i fagioloni. Magari con qualche fetta di ciccioli, giusto per mandare giù il tutto. A fianco, con sadica precisione, la Croce Blu offre gratuitamente un’analisi istantanea di colesterolo, trigliceridi e glicemia. I meno preparati scientificamente si allontanano estasiati, convinti che le costellazioni di asterischi difianco ai valori rilevati siano in realtà punti di merito.
Prende il via comunque un fenomeno antropologico che affonda le sue radici nella lotta per la sopravvivenza e nella ricerca atavica del cibo. La massa si dispone davanti alle casse in una fila dalla classica conformazione italiana “a mucchio”.
Il mio punto di vista di cassiere mi ha consentito di veder sfilare vari tipi di varia umanità ; nella ressa che si allunga e si snoda attorno alla pista del liscio, sommersa dal mare di decibel dell’orchestrina e del calcinculo.
Il vecchietto rubizzo.
Questo è l’esemplare più diffuso. Si tratta di un signore dall’età imprecisata, con i capelli bianchi e un grosso naso arrossato, lo sguardo vagamente vitreo. Nonostante il clima estivo indossa una maglietta di lana, una camicia di flanella, un gilet di lana e una giacca del sopraccitato fustagno. Nonostante l’aspetto standard le ordinazioni di un Vecchietto Rubizzo possono andare dal singolo pezzo di gnocco “scondito” e una bottiglia di Lambrusco a un menu completo a base di maccheroni, polenta, salsiccia e cotechino, platò di salume con polenta fritta, gnocco fritto, frittelle e patate fritte. Niente acqua naturale e due litri di bianco in caraffa, per favore.
Di solito paga con banconote nuove da 100 o 200 Euro.
Il papà .
Il papà si presenta di solito con almeno due bambini al seguito. Di solito riceve l’incarico dalla moglie, che osserva con cipiglio dal lato della fila sventolandosi con fare impaziente con un volantino. Il più piccolo dei bambini è accoccolato sul braccio e la spalla sinistre, e tira i capelli, scalcia e prova a girarsi in avanti.
Il padre cerca di proferire l’ordinazione scuotendo la testa in controtempo con quella del piccolo koala, in modo da poter distinguere cosa viene scritto. L’altro figlio, sui 6/8 anni, striscia a lato della scrivania, allungando le manine sul portamonete luccicante con fare disinvolto.
Il papà riesce ad estrarre il portafoglio e contare il denaro con una mano sola, dopodichè si infila il buono dell’ordinazione in bocca e con la mano libera afferra il secondo figlio, risalendo come novello salmone il fiume di folla. “Ce ne hai messo però di tempo! Sbrigati, che ho fame!” chiosa la moglie, al suo ritorno.
Le signore del circolo
Le signore del circolo sono forse le più simpatiche. Si tratta di tre o quattro “resdòre” che hanno lasciato il marito chissà dove e vengono a far bagordi in compagnia. Avete presente quella della pubblicità delle pappardelle ai funghi di Giovanni Rana?. Di solito schiamazzano sudate, provenienti dalla pista del liscio.
Il salutista
Il salutista viene in un tempio di celebrazione del Maiale e del Fritto in cerca di qualcosa di leggero.
Il foglio della prenotazione contiene l’elenco dei piatti disponibili, serve solo mettere il numero delle porzioni che si desiderano. Lui chiede prima qualcosa di leggero (“eh, guardi, c’è solo quello scritto sul foglio della prenotazione”), poi un insalata (“Ecco, vede, c’è solo quello scritto sul foglio della prenotazione”), poi chiede se il prosciutto ha il filo di grasso, e tu gli indichi una stima approssimativa con le dita.
Infine ordina un quartino di vino bianco, chiedendo come si fa visto che sul foglio della prenotazione non è scritto.
Quest’anno ero sicuro del fatto mio: “Guardi, ci sono le trenette al pesto, praticamente olio formaggio e basilico”.
Ma il salutista mi ha colto in contropiede: “No, non prendo mai il primo alla sera, mi rimane sullo stomaco. Mi faccia pure un piatto di polenta con il cotechino e i fagioloni”.
L’indeciso
L’indeciso passa i lunghi minuti della coda con il foglio della prenotazione in mano, chiacchierando con il vicino. Quando arriva davanti alla cassa e gli si chiede cosa desidera, si guarda intorno smarrito (“chi, io?”). Una volta realizzato che la lunga fila alle sue spalle sta aspettando, comincia a guardare il foglio della prenotazione con aria impaurita, mordicchiandosi il dito dell’altra mano, come se fosse il testo di un concorso a procuratore.
Scruta per lunghissimi secondi, lo sguardo vaga dalla cima del foglio fino al fondo, e viceversa.
Mentre da dietro comincia un malcelato brusìo di protesta, l’indeciso emette il suo verso caratteristico, “uhm…”.
D’un tratto il volto si accende, solleva lo sguardo e afferma sicuro: “prendo il gnocco.”
– si va bene, quanto?
– mah, faccia lei…
– Come ‘faccia lei’? In quanti siete?
– Mah, c’è mia moglie, poi mio figlio, quello piccolo, che però non mangia tanto, e poi c’è la zia di Rovigo, sa, le piace tanto il gnocco..
– Si vabbè, quanti pezzi? Mah, guardi, faccia 7, 8 pezzi…
– Sette O otto?
– No no, guardi, scriva 10,che stiamo sul sicuro. Comunque a posto così.
– E il salume?
– Ah già il salume, metta anche un po’ di salume.
– Si vabbè, quanti piatti?
– Mah basta uno, ma forse è meglio due. Basta che ci sia il prosciutto.
– Quandi un piatto di prosciutto e uno misto?
– Ecco sì, va bene. Quant’è?
– Non prende niente da bere?
– A già il bere! Allora, acqua e un po di vino.
– Allora, vino bianco in caraffa o in lambrusco? Quanto? E l’acqua, intera o da mezzo litro? Gasata o naturale?
– Mah guardi, una per tipo, va bene?
– Perfetto.
L’indeciso quindi si allontana, attraversando la folla impaziente che lo occhieggia con odio.
L’indeciso di solito è il benvenuto a questo tipo di feste, perchè nonostante il tempo che si impiega per un’ordinazione di solito se ne va con un conto di dimensioni astronomiche.
I colleghi
Ogni tanto si presenta alla cassa un gruppo di colleghi. Sono in 12 o 13, e sono TUTTI in fila alla cassa. Ordinano vettovaglie per un reggimento, e passano 10 minuti a raccogliere i soldi, facendosi odiare dalla folla.
Anche i colleghi sono utili all’economia delle feste, ma un branco di colleghi indecisi può rappresentare una combinazione fatale.
La strafiga
La strafiga viene a mangiare la polenta alla fiera di San Clemente bardata come una prostituta d’alto bordo.
Di solito è alta, bionda ossigenata, e passa abbondantemente la quarantina. Porta gli occhiali da sole come Anastascia, è abbronzatissima, e indossa un top panterato su uno spiegazzato decolletè. Sotto l’ombelico ci sono un paio di jeans zebrati finto-consumati o una gonna con spacco laterale.
Calza un paio di sandali con laccetti e dal tacco vertiginoso, con i quali passeggia disinvoltamente per il prato ed il terreno sabbioso del parcheggio.
Tassativamente fumatrice (di quelle belle sigarette con il rossetto fucsia sul filtro), ordina un pezzo di gnocco con una fetta di salame e una mezza minerale.
Il ragioniere, o “preciso”
Il ragioniere ha la caratteristica di chiedere il cibo in unità di misura diverse da quelle previste sul menu.
Se si vende il gnocco al pezzo, ne ordinerà una porzione, se si vende il salume al piatto ne chiederà due etti e mezzo, se vendete la coca in lattina ne ordinerà una media.
Contrariato dal forzato cambio di programma, calcolerà imporobabili equivalenze costringendo il cassiere a calcolare a mente (già , perchè la dotazione è una calcolatrice solare, ma è buio) cifre odiose come 17 x 2,60 o 9 x 1,70 .
Poi di solito aspetta che tu finisca il conto, e prima di pagare lo verifica mentalmente almeno due volte.
Infine, scruta nel borsello per identificare le combinazioni di manconote/banconote con cui pagare, ricevendo di resto il numero più basso di monetine.
L’affamato
L’affamato arriva alla cassa con una prenotazione che sembra una schedina: su tutte le caselle disponibi c’è un uno, un due o una X, che poi sta per un 10 in numeri romani.
Senza battere ciglio fai tutto il conto, e quando devi compilare la casella dei coperti chiedi “Dove avete parcheggiato il pullman? in quanti siete?”
L’affamato, a mezza voce, dirà “uno solo, grazie”.
Comunque, anche quest’anno, la Fiera di San Clemente è passata.
Finalmente si può tirare un po di fiato.
Sabato prossimo, però, c’è la Festa del Lambrusco…
Warning: Declaration of Social_Walker_Comment::start_lvl(&$output, $depth, $args) should be compatible with Walker_Comment::start_lvl(&$output, $depth = 0, $args = Array) in /home/customer/www/boffardi.net/public_html/wp-content/plugins/social/lib/social/walker/comment.php on line 18
Warning: Declaration of Social_Walker_Comment::end_lvl(&$output, $depth, $args) should be compatible with Walker_Comment::end_lvl(&$output, $depth = 0, $args = Array) in /home/customer/www/boffardi.net/public_html/wp-content/plugins/social/lib/social/walker/comment.php on line 42
complimenti a Mauro, il Benni della bassissima…ci siamo passati tutti, i più per la – anzi. per il Festival dell’Unità…ma dall’anno prossimo…sagra della fragola. Ti prometto la versione umbra del racconto…