Quante anime ci vogliono per avvitare una lampadina?

Oggi, nel 40esimo anniversario di quella tragedia, è fin
troppo facile scrivere del Vajont.
Purtroppo, o per fortuna, sono troppo giovane per ricordare. Un paio di anni fa vidi un meraviglioso spettacolo, trasmesso
sulla RAI
, che raccontava di come tutto sia potuto succedere, sono sicuro che lavete visto anche voi
(se no, fatelo! Potete comperare il libro con la videocassetta).
Era una delle tante storie dell’Italia, tipo Ustica per intenderci, ma poi un giorno, per lavoro, ci sono
andato, a Longarone, e non ho potuto fare a meno di guardarmi intorno, di vedere tutte quelle case nuove,
anni 70, e lassù, piccolissimo e insignificante, un accenno di cemento armato, in una gola che sarà stata
lontana dei chilometri, quel prodigio della tecnica che fu la Diga del Vajont.
E non sono ironico, rimane un prodigio dell’ingegno dell’uomo, quel muro che resse al crollo di un monte
intero.

Il problema non era la diga, ma gli spazi; anche il film di ierisera, ben fatto, non ha potuto rendere
l’idea: immaginare una valle di quelle dimensioni spazzata da un’onda di uguale misura fa girare la testa,
punto e basta.
Ma vengo al punto: la cosa più inquietante, più stupida, è vedere come si sono comportate le persone;
l’ingegnere capo della SADE, che alla fine si è fatto più o meno un anno di galera, ignora i rapporti
allarmanti, dice che sono troppo pessimisti. La giornalista dell’Unità , in quanto tale, viene denunciata
per aver “sparso notizie false e tendenziose”.
L’augusto professorone d’accademia accondiscende ai potenti, al ministero, e invalida le ricerche di altri
geologi.
Sono sicuro che nessuna di queste persone avesse progettato di guadagnare sulla morte di più di 2000
persone, e questo forse è ancora più agghiacciante, perchè avrebbero potuto fermarsi.
A un certo punto l’ingnere capo, a uno dei suoi uomini che gli fa notare quanto sia pericoloso proseguire
con i lavori, dice (più o meno): “Anche tu sei contro le dighe. Voi siete tutti contro le dighe. Ma
venitemelo a dire quando non ci sarà più luce nelle case, quando non ci sarà l’acqua calda nelle case,
quando non si accenderà più una lampadina, se sarete ancora contro le dighe”.
Beh, quando ho sentito questa frase non ho potuto che pensare alla riemersa questione delle centrali
nucleari, e di quanto siano necessarie, e di quanto siano sicure.
Beh, vedete, io sono sempre stato un amante della tecnologia, e ritengo che l’energia nucleare sia una
fonte accettabile di energia, almeno in una fase di transizione verso altre fonti. Non sarà l’energia più
economica, ma almeno esiste, e probabilmente è in grado di durare più del petrolio. Esistono tecnologie che
le rendono quasi pulite ed intrinsecamente sicure.
Il problema è che io non mi fido degli esseri umani, quegli stessi esseri umani che hanno continuato
a costruire, per motivi economici, politici, ma soprattutto di orgoglio e avidità , quando si sapeva che
c’era un pericolo. Gli stessi esseri umani che ascoltavano con piacere solo le buone notizie, ignorando il
reso. Gli stessi esseri umani che hanno tenute nascoste le notizie, che hanno perseguitato chi diffondeva
notizie. Gli stessi esseri umani che hanno letto tutto quello che c’era da leggere, e non hanno cambiato
idea perchè la realtà non era quella che deisderavano. Quegli uomini che per mestiere hanno difeso in
tribunale i colpevoli, mandato in appello, controappello, fatto svaporare le responsabilità con gli anni,
fino a decidere che 2000 e passa persone valevano 5 anni di carcere, poi abbonati a due, e alla fine
ritenuto sufficiente uno.
Beh, quegli uomini esistono ancora, forse rappresentano la razza umana, forse ne faccio parte anch’io, e ho
paura che lo scoprirò solo davanti al mio Vajont. Ma se si parla di centrali nucleari, ragazzi, è ben altra
cosa; uno scotto che forse non costerà subito 2000 morti, ma di cui si pagheranno le conseguenze per
millenni a venire.
Il potenziale di distruzione umano è simile a quello della diga: dire che un’onda alta qualche decina di
metri ha spazzato delle case, forse dopo Deep Impact non ci fa effetto, vederne le dimensioni reali fa
veramente spavento.
Bene, dire che a Cernobyl c’è qualche migliaio di morti l’anno per tumori e leucemie non fa granchè, in
termini di statistiche. Ma avete mai conosciuto qualcuno che avesse avuto anche il lontano dubbio di essere
malato? Io no, ma francamente non riesco neanche a concepirlo.
Beh, a questo punto, quante vite umane vale l’accendere la famosa lampadina?
Io non sono contrario alle centrali nucleari. Se volete ne facciamo anche una vicino a casa mia. Basta che
non sia stata disegnata/costruita/gestita/manutenzionata/finanziata/governata da esseri umani, basta che
esseri umani non siano pagati per smaltirne i rifiuti o per garantirne la sicurezza.
Non si mette una pistola nelle mani di un bambino, nemmeno se ha la sicura.
Einstein, per rimanere in ambito nucleare, mi ricorda ogni mattina, dalla parete dell’ufficio:
“Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma sulla prima ho ancora dei dubbi”.