La vera storia di Matrix Reload (secondo tempo)

(Mormorio in sala; tutti si guardano in faccia, scambiandosi commenti di circostanza; le luci cominciano ad affievolisrsi, tutti zittiscono con un sospiro speranzoso. Buio. Inizia.






La proiezione riprende dopo aver infilato il gettone e schiacciato il pulsante destro del joystick. Secondo tempo.


Il Fabbricante di Chiave si rivela essere l’ennesimo cinesino, circostanza che porta il suddetto gruppo etnico ad essere maggioranza assoluta nel film, e che convince qualche spettatore che la SARS dev’essere stata una punizione divina.


– Ok, abbiamo il nostro fabbro – commenta Trinity. – Adesso che facciamo?


– Non so: è il turno della scazzottata o quello dell’inseguimento?


– Ho un’idea: e se facessimo una scazzottata e un inseguimento?


– Con che pretesto?


– Be’, diciamo che l’unico modo per tornare al mondo reale è una hard-line sull’autostrada a cinquanta miglia da qui. Così giriamo una bella scena d’autoscontro tra macchine e TIR e spendiamo talmente tanti soldi in CGI da umiliare Terminator2.


– Tornare al mondo reale? Ma il Fabbricante di Chiavi è un programma! Non possiamo mica portarlo via da Matrix! Non è logico!


Morpheus ghigna. – Che c’entra la logica con questo film?


Neo annuisce. – Hai ragione: vado a cercare qualcuno da picchiare.


Con perfetta scelta di tempo si materializza il Merovingio, incazzato come un dugongo e spalleggiato da una dozzina di brutti tipacci con l’aria di non sogna altro che un bel calcione volante nelle gengive. E giù botte.


Sbang! Sock! Stunf! Schiaffazz! Patapunf! Crash! Risbang! Pugn! Sbudell! Bottdaorb!


La variazione sul tema, questa volta, sono gli spadoni cimmerici che Neo e gli altri trovano appesi alle pareti (circostanza assolutamente credibile, sono decorazioni che chiunque può vedere normalmente nei locali pubblici e negli appartamenti signorili!), cosicché possono intervallare i pugni in bocca con le sciabolate. Il tutto col solito sottofondo di bonghisti fumati a bestia.


L’ultimo scagnozzo cade come una pera, ma non prima che il balletto di kung-fu figurato abbia raggiunto vette di comicità surreale quali non si vedevano dalle scazzottate di Bud Spencer & Terence Hill, i quali almeno erano simpatici, picchiavano al ritmo di musichette orecchiabili e gli unici effetti speciali che si concedevano erano i palloncini colorati.


Il Merovingio scappa (probabilmente al bagno, succede lo stesso a molti spettatori in platea) e Neo prende il volo per raggiungere l’autostrada dove Morpheus e Trinity stanno distruggendo a mazzate l’intera produzione 2001-2003 di autoarticolati Iveco, in quella che forse è l’unica scena realistica del film (sul Raccordo Anulare di Roma ogni giorno succede di peggio).


Ma ecco che appaiono gli avversari di questo livello (Il settimo? L’ottavo? Quando arriva il quadro del bonus?). Si tratta di due trogloditi rasta che hanno sbagliato candeggio e che dispongono della capacità di rendersi incorporei a comando (evidentemente i Wachowski stanno pensando a una tecnica per schivare gli strameritati pomodori e uova marce).


Morpheus, piantato come un orango sul tetto di un TurboScania, li sfida con l’inevitabile gesto della manina di Bruce Lee. E giù botte.


Sbang, sock eccetera. E bonghi, of course. Il pubblico scoppia in lacrime invocando il motivetto della “Dune Buggy” e le ben più credibili risse di “Altrimenti ci arrabbiamo”.


Tra il lusco e il brusco, Trinity torna al mondo reale (probabilmente c’è stato un taglio di troppo nel montaggio: gli spettatori applaudono con gratitudine), mentre Neo e Morpheus seguono il Fabbricante di Chiavi dall’Architetto.


Ma entrare nella stanza segreta del creatore di Matrix non è facile. Sembra che la sequenza esatta sia “destra, destra, spada, salto, destra, avanti”. O forse questo era il pattern finale di Dragon’s Lair? Non importa, tanto è lo stesso.


L’Architetto è una via di mezzo tra Piero Angela e Gianni Minà invecchiato. Siede in posa da Padreterno davanti a una parete strapiena di monitor tipo la redazione del TG2 ma senza il giochino demente di Lippi alla fine.


– Ah… l’Essere… il Libero Arbitrio… la Voce e la Via… -blatera in un agghiacciante sermone di quindici ore in cui si afferrano sì e no quindici sillabe.


– Scusa, Architetto, ma perché parli come un guru tibetano strafatto?- azzarda Neo.


– Conosci già la risposta a questa domanda.


– Di nuovo? Vuoi dirmi qualcosa di utile, caxxo, prima che dia una scarica di mazzate anche a te?


L’altro sospira. – Ah, sapevo che sarebbe stata questa la tua scelta, Neo. Allora va’, ordunque, a salvare la tua donna dal nome metaforicamente cattolico dal Fato invincibile e mortifero che la attende, condannando così la tua trista specie a perpetuarsi nell’orrida schiavitù che opprime le menti e umilia le carni a meno di una profezia fallace di cui tu sei il sesto strumento e vittima a un tempo.


– Ma va’ a cagher! – ribatte Neo. O forse è il pubblico.


E schizza via a mille all’ora a raccattare Trinity che è rientrata in Matrix giusto in tempo per gettarsi dal centesimo piano, beccarsi ottocento pallottole nella ghiandola pineale e spalmarsi modello Nutella sull’asfalto della strada sottostante.


– Ah, amore mio… – ansima pesta e sanguinante, però con gli occhialini neri del caxxo senza un graffio. – Per me è troppo tardi. Muoio. Neo scuote la testa. – Secondo te mi sono vestito da Don Camillo per niente? Sta’ a vedere, che adesso ti resuscito io. Le infila una mano nel… ehm… Insomma, le fa un intervento in pranoterapia tipo i guaritori filippini sputtanati da Striscialanotizia e…


Voilà , Trinity risorge più bella che pria. Il tutto col commento sonoro di terrificanti cori da opera lirica che fanno rimpiangere i bonghisti.


Ma le 72 ore sono scadute. Nel mondo reale, le 250mila seppie hanno fatto un mazzo tanto all’esercito di Zion (peraltro una gran massa di segaioli) e si preparano a radere al suolo la città degli umani liberi. Neo e Trinity si scollegano da Matrix, lasciano la nave di Morpheus in preda alle fiamme e fuggono per mettersi in salvo. Le seppie, però, li braccano. Li circondano. Li sovrastano. Quando sembra che non ci sia più nulla da fare, inspiegabilmente Neo fa saltare in aria i nemici con quello che sembra un peto elettronico.


E così, senza nessun caxxo di spiegazione e nel bel mezzo della battaglia, termina il film. Ghigno dei Wachowski e trailer della prossima puntata. Gli spettatori paganti assaltano la cassa per avere indietro i soldi del biglietto.


E giù botte.


Sbang! Sock! Stunf! Schiaffazz! Patapunf! Crash! Risbang!


Fine