Pioppi

Nonostante non siano propiamente i più belli o nobili alberi del creato, io amo i pioppi, e stranamente lo conferma anche un vecchio test druidico che postai tempo fa.
Sarei pronto a giurare di aver scattato delle e-foto a un pioppeto lungo la strada che mi porta a lavorare, l’autunno scorso, ma sul PC purtroppo non ce n’è traccia, per cui ne recupero una da Google.
Il fatto è che il pioppeto è un luogo molto particolare per me, visto che simboleggia buona parte dei luoghi in cui vivo. Il loro ordine geometrico e ipnotico, i giochi di luce che filtrano fra le chiome illuminando il terreno, e ciascun albero che, paradossalmente, si erge solitario ed allo stesso momento è parte di un tutto.
Un’antica leggenda vuole che un re, a capo del suo esercito…marciasse sul mondo, conquistando e razziando tutte le terre su cui passava. Gli sterminati battaglioni dei suoi soldati marciavano ordinati, in lunghe file di corazze argentate, che sfumavano all’orizzonte.
Questo re era convinto che ormai nulla potesse fermarlo, e che avrebbe potuto continuare ad impadronirsi di nuove terre per tutta la sua onnipotente esistenza.
Un giorno, dopo aver attraversato tutta la Pianura Padana, giunse in cima ad una collina, e ammirò una cosa che non aveva mai visto: il mare.
Davanti a quell’inconquistabile infinità , ben più vasta di tutte le terre che lui e tutti i suoi soldati avevano mai soggiogato, le sue certezze crollarono, e lui ed i suoi si resero conto di essere solamente umani, nella loro piccolezza e finitezza, e che tutte le gesta che avevano compiuto non li avevano fatti più grandi di un solo centimetro.
Rimasero tutti lì, a contemplare l’orizzonte e a cercare di assimilare questa rivelazione, e piano piano passarono i giorni, e poi gli anni, ed i loro piedi misero radici, la loro pelle si inspessì e divenne corteccia, e si trasformarono lentamente in alberi.
Ancora oggi, lungo la vasta pianura, battaglioni di quel possente esercito sono rimasti, a riflettere, e a farci riflettere, sulla loro vera natura.



Ebbene, una di queste mattine, venendo a lavorare, ho visto che stavano abbattendo uno dei pioppeti, e mi sono fermato incredulo a guardare, con una sensazione di vuoto e di tristezza che mi aleggiava nell’anima come un brandello di nebbia, proprio come quelli che si intravedono fra i tronchi a Novembre.
Ora, io so che il pioppeto è per sua natura destinato ad essere “raccolto”, prima o poi, e che altri ne sorgeranno o ne stanno sorgendo.
Ma il fatto è che alune file resistavano spatrute, impavide, fiere eppur rassegnate al loro destino, mentre in mezzo a loro, in larghe striscie, si ammucchiavano tronchi, rami e foglie, ancora verdi ma già irrimediabilmente perdute.
Mentre osservavo in silenzio, mi sono echeggiate in mente alcune parole di “hey You”, dei Pink floyd:

Together we stand, divided we fall

ed ancora vi stanno galleggiando.
Fra l’altro, io volevo tradurre questa frase in italiano per pubblicarlo, ma vi rendete conto di quanto sia difficile rendere il verbo “to stand” in questa accezione?
Voi come la tradurreste?