Sono le 23:21, fra poche ore scade il famoso ultimatum.
Fuori dal mio balcone la bandiera della Pace proclama il suo messaggio al buio della notte.
Sabato sera, a Bomporto (MO), ci sarà una cosiddeta “Marcia per la pace”, direi che molto probabilmente ci sarò anch’io.
A cosa serve tutto ciò?
Cosa cambia? A cosa serve?
Mi serve presto una risposta; ora proverò a darmela.
Non voglio risposte sulle motivazioni che mi spingono ad essere contrario a questa guerra, a tutte le guerre.
Voglio capire perchè possa essere utile, importante, appendere una bandiera fuori da una finestra che poca gente oltre ai miei vicini vedrà (abito quasi in campagna).
Voglio capire perchè ho digiunato il giorno delle Ceneri, come un toast in più o in meno possa salvare delle vite.
Voglio capire se realmente, sabato prossimo, alla sera, qualcuno guarderà fuori dalla finestra a Bomporto, o guarderà in televisione (Telemodena ?? Qualcuno guarda Telemodena, ammesso che venga?), ed improvvisamente sarà illuminato, ed impedirà questa guerra, o le prossime.
Una mia amica non verrà , perchè è già stata a una veglia di preghiera sulla Pace, e la ritiene più utile.
Ok, questo risponde in parte, forse Dio avrà pietà di noi e affrancherà il mondo da questa piaga, o forse rispetterà la promessa che ci ha fatto di lasciarci liberi, liberi anche di distruggere il mondo, di distruggerci fra noi.
Ma allora PERCHE’ voglio manifestare, e per di più in un’occasione civile, durante la quale forse Dio non verrà neppure nominato?
Un’idea forse ce l’ho, ma è un po strana, non so se sia il caso di esporla al pubblico ludibrio su Internet: lo faccio lo stesso.
Io manifesto per me. Manifesto perchè voglio vedere se riesco ad essere un minimo coerente con quello che sento, innanzitutto.
Ho digiunato non perchè questo gesto possa dire qualcosa agli altri, non per compiacere Dio, che in realtà forse preferirebbe che rinunciassi a ben altre cose che un panino.
Ho digiunato perchè volevo vedere se per me un ideale, la Pace, valesse davvero più di un paio di pasti.
Perchè tutte le volte che lo stomaco brontola, o hai fame, ti ricordi del PERCHE’ lo stai facendo, e che valore gli attribuisci.
Perchè manifestare insieme agli altri? Perchè è bello sapere che non sei solo, che non hai una visione così stramba del mondo, che qualcuno la pensa, almeno su questa questione che è un granello di sabbia nel deserto della storia dell’umanità , come la pensi tu.
E sei lì per convincere altra gente, sei li per convincere innanzitutto te stesso. Perchè forse, forse, un giorno da una tua scelta dipenderà qualcosa di un poco più grande.
Perchè se qualcosa ti da fastidio, ti prende alla bocca dello stomaco, o ti da un vago senso di inquietudine, di tristezza, provi a fare tutto ciò che è in tuo potere per contrastarlo, anche se irrisorio.
Perchè quello che mi da fastidio è il fare finta di niente, voltarsi dall’altra parte.
Mi chiedo perchè la controparte di chi manifesta per una guerra ingiusta non sia una manifestazione a favore di una guerra giusta, ma il silenzio, il non agire.
Presto comincieremo a vedere (altra) gente morta in televisione, comincieremo a contare i numeri, abbasseremo lo sguardo, arrossiremo financo, magari magari ci scappa un “tsk tsk”, poi gireremo su Sarabanda.
Prima o poi questa guerra finirà , o diventerà poco importante come quella che ancora si combatte in Afghanistan (che anche i nostri alpini combattono), o come le guerre civili in Africa, o come i morti israeliani e palestinesi, e allora forse si tornerà a respirare un po meglio, si dimenticherà , si revisionerà la storia.
Non voglio che questo mi accada passivamente. Ho provato a fare qualcosa di concreto, un anno, ma è molto difficile conciliare queste cose con una vita “normale”.
Basta, allora, appendere una bandiera per sentirsi in pace?
No. Però è bello vedere che le bandiere crescono. Nel mio paesello di una cinquantina di case, un giorno, qualcuno ha esposto una bandiera iridata.
E allora mi sono deciso ad esporla anch’io.
E alla mattina, andando a lavorare, ho visto che dopo qualche giorno un’altra spuntava, e un’altra ancora, poi altre due.
Così come sul palazzone davanti al bar dove vado a mezzogiorno: prima una, poi due, poi quattro, otto, una dozzina.
Questo non salverà della gente dalla morte, ma ti fa capire che per sempre più persone la pace vale più di 4/8 Euro, e non si vergogna ad ammetterlo.
Altri non capiscono, e si chiedono quale misterioso business si nasconda dietro l’affare delle bandiere, o si scandalizzano, e le danno un valore “partitico”, o antiamericano, o addirittura di sostegno a Saddam.
A costoro non so cosa dire, magari sono più tranquilli con la coscienza di me.
Io però so che non tutta l’umanità è così fredda, indifferente.
E chissà , visto che un gesto di stanchezza ha fatto iniziare la lotta per i diritti umani degli uomini di colore (in America, in pieno 1900, mica tanto in là ), che da questo gesto nasca qualcosa di più.
Ora vado a letto, mancano due ore allo scadere dell’ultimatum, ma non credo succederà niente che abbia voglia di vedere. Scusate lo sfogo.
Ah! Una cosa: il mio balcone è davanti a un asilo. Spero che qualcuno, uno solo, dei bambini che vedono quella strana bandiera iridata là fuori, crescendo, porti con sè lo strano interrogativo di cosa possa rappresentare per lui.