Inauguriamo le recensioni di album discografici con un piccolo suggerimento:
un (non troppo) vecchio album di Sting, forse non tropo conosciuto, che sicuramente merita un ascolto attento e un downloa.. ehm, un acquisto. Quello che
mi ha spinto a consigliarvi questo disco sono le sonorità jazz che accompagnano
l’inanellarsi dei brani, portando ad esplorare una grande varietà di emozioni,
dall’uforia, alla spensieratezza, fino a toccare brevemente un fondo di
malinconia. Ci sono canzoni che, separatamente, hanno avuto grande fortuna, e
che solo pochi sanno ricondurre all’album in cui sono uscite. Fra queste è
doveroso menzionare Shape
of my heart, riproposta ultimamente dopo un doloroso trapasso Hip-Hop, ma
anche “It’s probably me”, del filone più malinconico.
Meriterebbero analisi
approfondite dei testi anche “If i ever loose my faith in you”, “if you love
somebody let them free”.
In sintesi, “ten summoner’s tales” è un’ottima
occasione per ritorvare le sonorità più famose di Sting, intervallate da alcune
chicche meno commericiali e solo per questo meno famose.