Lo Schiavo

I.B.Singer, ed. Tea, 219 pag, € 7,80
Caso volle che il 27 gennaio, giornata della Memoria dedicata al ricordo dell’olocausto, iniziassi a leggere “Lo Schiavo”, scritto da un autore ebraico contemporaneo vincitore di un premio nobel. Sin dall’inizio si è trattato di una scoperta, sotto molti aspetti.
Lo schiavo su BOLLa vicenda è ambientata nella Polonia del XII secolo, mondo medievale
afflitto dalla povertà e dalla tirannia. Durante una scorribanda dei cosacchi
tutti gli ebrei vengono trucidati, e la famiglia di Jacob è distrutta. Lui
stesso, riuscendo a scampare alla morte, viene venduto come schiavo ad un
contadino delle montagne.
Jacob lotta quotidianamente per mantenere la sua
identità ebraica, cercando di non dimenticare le preghiere, i rituali e le
usanze del suo popolo e della sua religione, ma vacilla ogni volta che Wanda si
arrampica fino alla sua baita per portargli da mangiare e discutere con lui sul
senso della vita.
Da qui in avanti la trama si dipana, ricamando le vicende
avventurose con la descrizione dei pensieri e della società ebraica.
Singer
riesce a coinvolgere il lettore fino all’ultima pagina, senza cadere nella
teolgia pura, ed a tratti sembra di capire che le critiche espresse valgono
anche per la società contemporanea, ebraica o meno.
Le scoperte di cui
accennavo all’inizio sono proprio queste: la prima è una storia avvincente e mai
prevedibile, in cui l’amore prende il sopravvento della logica, e piega le
fondamenta religiose del protagonista. La seconda è la cultura ebraica in se
stessa, che viene descritta in maniera mai pesante, e di cui in genere sappiamo
poco o nulla.
Quella che invece non è una scoperta è la società
medievale: come avevo notato anche in Notre
Dame de Paris
, la violenza e i soprusi fanno parte della vita quotidiana, e
il valore della vita umana è ridicolo. Curiosa coincidenza fra le due opere: il
finale!!!
Consiglio la lettura a tutti, è piacevole e soprattutto è
un’occasione per conoscere qualcosa di diverso da noi!