Una Ferrari alla portata di tutti

STEFANO BENNI (15 ottobre 2002)
Commenta la crisi Fiat
CARO Bush, è il tuo optional Silvio che ti scrive.
Non vedo l’ora di essere
al tuo fianco a spezzare preventivamente le reni a Saddam. Ho rispettato i
patti e ho mandato gli alpini in Afghanistan. Sono partiti cantando: mi sun
Alpin me piase el Bin, con evidente riferimento a Bin Laden. Ma anche se le
guerre del tuo Grande Paese sono preventive e prioritarie, lascia che ti
esponga le piccole grane dell’azienda Italia. Ultimamente ho tre spine del
fianco. La prima è una voce che sta circolando: Berlusconi porta sfiga.

Io che ho fatto fortuna con gli slogan adesso sono perseguitato da uno
slogan! Naturalmente non è vero che sono un menagramo anche se Fini e Bossi
appena volto le spalle si toccano, talvolta l’un l’altro. Il secondo
problema è che per salvare Previti ho dovuto fare tanti di quei casini che
quasi non mi è rimasto tempo per il resto. In questo sono davvero sfigato:
normalmente sono gli avvocati che ti tirano fuori dai guai, io sono l’unico
che diventa matto per tirar fuori dai guai i suoi avvocati. Il terzo
problema, last bat not less, è la situazione economica. Va male, proprio
male. E la colpa non è certo di Wall Street e delle sue agili oscillazioni,
ma dei comunisti che mi hanno lasciato una penosa eredità , e cioè Tremonti,
ex-economista di ex-sinistra.

Abbiamo confezionato una finanziaria che è riuscita a scontentare la
Confindustria i sindacati, il nord, il sud e i centristi. Ma la mazzata
finale, è arrivata con la Fiat. Un bel giorno quel dispettoso di Gianni
Agnelli, invidioso del mio Milan, ha annunciato che chiudeva bottega.
Dapprima mi sono preoccupato, poi ho pensato che invece era la mia grande
occasione: se io Silvio col my senso degli affari e you George coi dollari
americani salviamo la Fiat, recupererò credibilità e la gente non dirà più
che porto iella. Ti prego, Bushetto mio, non lasciarmi solo in balia degli
eventi, tu e Gelli siete sempre stati il mio faro politico, o George on my
mind, sei più bello di Rasmussen e più radioso di un falso in bilancio, sono
il tuo chaffeur, il tuo servosterzo, il tuo pitbull.

Allora ecco il mio piano: un pool composto da General Motors, Mediaset, e
magari Cosa nostra, Opus Dei e Enron acquista la Fiat. La sigla resta
uguale: Fiat ovvero Fantastic Italian Automobil Trend. Mirafiori diventa
Lookflowers, Termini Imerese diventa Finish Imerese, e così via. Gli operai
imparano l’inglese, appaltiamo la mensa alla McDonald’s e ripartiamo.
Intendiamoci, a me degli 8 o 40mila disoccupati non me ne frega niente,
quello che penso dei lavoratori lo ho già detto quando sono venuti in 3
milioni a Roma. Se penso che in mezzo ai licenziati ce ne sono anche di
iscritti alla Cgil mi vien da dire: vi sta proprio bene. Ma per risollevare
la mia esangue credibilità sono pronto a tutto. A questo proposito ho già
pronto il piano di rilancio, cioè una serie di nuovi modelli di auto per il
mercato italo-americano con cui torneremo competitivi. Eccoli.

Fiat Elleesse. (legittimo sospetto o legal suspicion). L’auto ideale per
sfuggire a tutte le insidie e i balzelli del traffico. Nei colori Verde
vigneto o Giallo campo di grano per mimetizzarsi nei campi quando ti becca
la polstrada. È dotata del Cesarone, un air bag studiato da Previti. Quando
s’avvicina l’agente per contestare l’infrazione, invece del pallone sbuca
fuori dal cruscotto un pacco contenente un panettone, un cotechino e una
piccola somma in contanti. Si regala il Cesarone e così si evita la multa.
Se l’agente insiste, si preme il clacson con allarme Elleesse (legittimo
sospetto) e arriva una nuova pattuglia della Polstrada, tutta composta da
attori di Canale5. Inoltre la Fiat Ellesse è dotata di targa a numeri
rotanti, che cambiano automaticamente appena s’avvicina un vigile.

Fiat Five Hundred. Piccolina, compatta, avveniristica, la lanceremo con lo
slogan: l’auto del futuro. Ricicleremo le linee della vecchia Cinquecento e
faremo credere che sia roba nuova. Ho già il testimonial: Pisanu.

Effeeffe. Fiat Ferrari. Una Ferrari alla portata di tutti. Motore Ferrari,
carrozzeria Ferrari. Slogan: diventa anche tu come Schumacher, con libretto
d’istruzioni in tedesco. La Effeeffe si compra solo per corrispondenza.
Quando t’arriva a casa allora ti accorgi che non la costruisce la Ferrari di
Maranello, ma la ditta Adelmo Ferrari, panettiere e cugino di Lunardi. E’
una copia rossa, perfetta, ma è di mollica dipinta, con sedili in strudel. A
quel punto che reclamino pure, la fregatura è compiuta, proprio come quando
mi hanno votato.

Fiat diciotto. Grande modello ispirato all’articolo 18. La compri, paghi
tutte le rate e, dopo un tot di chilometri la concessionaria, facendo valere
il nuovo decreto legge che farò rapidamente approvare, ti licenzia da
proprietario. Così ogni volta ci riprendiamo la macchina e la rivendiamo,
con evidente ottimizzazione dei costi.

Fiat Prevention. Questa l’hanno studiata La Russa e Bossi. È un gippone
corazzato con gomme da trattore e parafanghi in titanio. Nella versione
Verde Padania ha il Navigatore satellitare speciale, che però vi guida solo
verso il Nord, se volete andare a Napoli dovete farla tutta a marcia
indietro. Nella versione Nero Benito è munita di mitraglietta spartitraffico
e ruspa trovaparcheggio. Ma il vantaggio della Fiat Prevention è appunto
quello di prevenire gli incidenti. È dotata infatti di un sistema radar che
si accorge se, vicino a te nel traffico, c’è un auto pericolosa, a esempio
guidata da un ubriaco, da una donna o da un uomo col cappello. Quando la
Prevention s’accorge del rischio, punta l’auto sospetta, la massacra e la
sbatte fuori strada. Così il numero degli incidenti sarà ridotto almeno del
50 per cento.

Fiat Tremonti. Una grande idea del mio ministro. Ha un serbatoio con un
buco, così si consuma meno benzina. E poi dite che è un cretino!

Fiat Cadillac. Lunga 10 metri, tutta cromata come le auto del Texas,
finiture in argento, volante di leopardo, interni in lamelle di tartufo,
motore a 7 cilindri, trentasei chilometri con un litro, air bag di serie,
vetri comandati a distanza e faretti antinebbia. Modestamente questa l’ho
pensata io. Quando la compri, pensi di aver fatto un gran affare. Poi scopri
che è l’ennesima “Silviopatacca”. La carrozzeria è di compensato: dopo la
prima pioggia si riduce a un metro e mezzo e cade a pezzi (da qui il nome
Cadillac). Le finiture sono in stagnola, il volante di leopardo è in realtà
topo con macchie di pennarello. Il motore è un Velosolex del ’64, trentasei
litri di miscela per fare un chilometro, non c’è l’air bag ma in caso di
violento tamponamento esce dal cruscotto un rosario per pregare, i vetri si
comandano a distanza ma solo da un chilometro. Invece sui faretti antinebbia
non ho mentito, basta telefonare alla famiglia Faretti di Arcore e con una
pila ti fanno strada.

Fiat G 91. Come non averci pensato prima? In fondo noi dobbiamo salvare i
centri di produzione, mica gli operai. Perciò Arese la compro a un decimo
del valore con lo stesso trucco di Arcore, ci farò una garconnière per capi
esteri. Tutte le altre fabbriche Fiat diventeranno Basi Nato, e ci
produrremo aerei Fiat G 91 o bombardieri General Motors. Le armi sono
l’affare del futuro, altroché le auto. Io e te, caro Bush siamo uguali:
affaristi pagati da affaristi, e quindi cosa ce ne frega della politica,
della società civile e dei lavoratori esuberi? Per quanto ancora dovremo
fingere di produrre ancora quel vecchio, desueto, noioso, improduttivo
modello che è la democrazia? Mi sembra d’averti sottoposto un ottimo
business, e attendo ansioso una risposta. Intanto, ti mando un ennesimo
regalo. Un orologio di platino modello Schifani col riporto, ovverosia con
le lancette che proseguono sul retro del quadrante. Così nessuno può vederti
l’ora a scrocco.
I kiss your hands,
Silvio